venerdì 16 novembre 2007

Optima acqua est


Disseterà una coccinella?


Farà germogliare un fiore?


Porterà via un germe di salmonella?


Sarà sprecata durante uno spazzolamento di dente?


O semplicemente farà traboccare un vaso?




mercoledì 7 novembre 2007

Ciclobacchetta e..esistenzialismo.


L'altro giorno un passante mi vede tutto indaffarato a smontare una vecchia bici Wolsit del '23, e mi guarda con aria di commiserazione.

Avesse potuto mi portava dal primo concessionario e mi comperava una bici nuova, pur di non assistere a quel lavoro disumano.

Mi guarda e mi chiede:

"Ma perchè sta tutte le mattine al freddo a trafficare con quegli arnesi?Li rivende?Ci guadagna, almeno?"

E io a rispondergli che no, non ci guadagno, anzi!, lo faccio per passione e per nessun altro motivo.

Il passante annuisce con la solita commiserazione, e se ne va.

Ma non se ne va in me l'Idea.

Appunto: perchè?

L'idea della passione non attacca più in me da anni.

E si che ne ho messa e ne metto tanta, ancora, ma non basta più.

Allora mollo un attimo la Wolsit e salgo a leggere qualcosa.

Ecco cosa dice il mio amico Sartre, in un passo dell'"Essere e il nulla":


"Gli oggetti che costituiscono il mondo sono dunque in-sé. Essi mi sono "trascendenti". In sé non hanno significato, né carattere né proprietà. Ne acquistano quando diventano "per me", quando si presentano come "fenomeno" alla mia coscienza. È per la mia coscienza ch'essi acquistano un senso, un'intelligibilità; per essa vengono all'esistenza. E il loro "esser per me" si risolve nell'essere "miei utensili", strumenti del mio progetto esistenziale, delle mie scelte, della mia libertà. Utensili senza una funzione propria, specifica; infatti possono assumere molteplici funzioni proprio in relazione al mio progetto"


In altre parole, per il Mondo di quel signore commiserante, le mie biciclette non hanno alcun senso, se non come pezzi di ferro da rivendere al ferrattiere.

Nel mio, e se Dio vuole anche in quello di qualche malato par mio, ne hanno eccome.

Ne hanno in quanto scelta di mia libera volontà di autoderminazione, di barriera alle mie angosce esistenziali, di scelta umanitaria di rimembranza e di salvataggio del Passato che sfugge.

Dando un senso al mio Presente.

Senza contare le quattro chiacchere commiserevoli dei passanti.

Umanitarie anch'esse, nel limiti del possibile.

giovedì 1 novembre 2007

Usciamo insieme, Naomy?


Lo vedo da come mi guardi.

Dalle lacrime sotto il motore, troppe.

Tanto che non stiamo un po'insieme.

Non potrei nemmeno.

Sono malaticcio, lo sai.

Ma dal fanale sento che mi supplichi.

E fuori non fa tanto caldo.

E va bene.

Un clic appena e zoppichi subito allegra.
I vicini un po' meno.

Da bere ne hai, abbastanza.

Vuoi campagna, strada libera, nessuno.

Apposta ti porto per quella strada stretta e baciata dalla nebbia.

Sporca, ma a casa ti curerò.

Terza, quarta piena.
Settanta miglia all'ora, non male.
Al fondo del rettilineo, lei.

La stradina di terra che ti eviterò.

Ci siam innamorati qui , sai?

E tu che ascolti.

E io che ti dico di lei, che già conosci.

E c'eri quando abbiam litigato.

Proprio di brutto.

E quando abbiam fatto l'amore, davanti a casa sua.

Nel buio tu c'eri, avrai sentito tutto.
Ma non mi vergogno.

Mi piace parlarti.

Lo facciamo così poco.

Semaforo.

Il tuo minimo zoppicante attira i ragazzini.

Anche io ero come loro.

Magari anche loro saranno come me.

Felici, di poco.

Scende la notte.

Tempo di dormire.

Nel mio letto io.

Nel tuo garagino tu.