venerdì 30 gennaio 2015

Zenith ballon 1935, l'altra faccia di Dei

Chi mi frequenta ricorderà il mitico recupero delle 10 biciclette, con cane e fidanzata sulla ancor più eroica 500.
Era il 2008, l'altro ieri o duemila anni fa.
Tra le recuperate c'era anche questa stupenda balloncina, che se ne restò da allora in un angolo del garage ad ammiccare col parafango e la gemma.
Ogni tanto una scodinzolata dalle ruote in legno.
Che mi dicevo, farò poi, in legno, uh, ma se devo ri-raggiarle...
Cosa che infatti è avvenuto questo inverno, essendo quasi tutti i raggi marci e lenti...

Il telaio invece è sano, pesante, grigio come certe giornate di langa nelle quali l'unica cosa bella è bere vino caldo accanto alla stufa e guardare la bici che pian piano torna a sorridere.

La sella è ancora la sua, Zenith così come il lucchetto ( solo casa Dei aveva certe finezze..)

Mozzi Zenith con ingrassatore e copripedivelle per non intralciare i pantaloni ( questi un mio vezzo, NOS).
I cerchioni ( un po'tarlati ma via, hanno 80 anni...) scorrono su copertoni Clement ancora dotati del bollo in ceralacca originale..

Una finezza: il campanello in bronzo, presenta dettagli degni d'un Michelangelo: guardate con che precisione è scolpito il viso del calciatore e lo stemma sabaudo sulla maglietta....

E se c'è buio via con un bell'impianto Regina pesante come un trattore ma efficace e degno di codesta cavalcatura!


Ma ora è freddo, e buio e io sono anche un poco raffreddato.
Tu te ne starai buona tra le cugine dei in collezione e aspetterai la primavera.
Verranno giorni di luce e caldo e io guarirò.
E verrà la bacchettata e chissà che non sorteggi te...
Si?
D'accordo?
Bene, allora porgimi la maniglia e aiutami a sollevarti ...


martedì 13 gennaio 2015

Tamburina, mandrogna ben frenata!


"........uomini grossi come alberi
che quando cercherai di convincerli
allora lo vedi che, sono proprio di legno..."



Paolo Conte, Diavolo rosso.






Non fu in una cascina e nemmeno per caso.
Avevo meno anni di ora e ben più capelli e me ne andavo a zonzo per un mercatino di moto d'epoca.
Dopo fanali carburatori e dinamo , l'occhio sempre più attento alle bici, mi capita questa ruota col mozzo a tamburo.
"Un mosquito" mi dico.
E no!
Alzo lo sguardo.
E vedo lei.
Grossa, grassa, con un fanalone che spara all'ingiù.
"è vecchia ragazzo, e ben frenata. Hai mai visto dei freni così?"
No, dico io.
Nemmeno io, dice lui.
Però la vende.
E cara pure.
E io ho mio padre dietro che controlla ( ero giovane e capelluto).
Pace.
Faccio un giro, compro qualche ammennicolo da moto, scarto un manubrio da corsa in ferro a pochi euro ( ero sempre giovane, capelluto e ingenuo).
Poi, sulla via del ritrono, mi fermo.
"Vai alla macchina, faccio ancora un giro.
"Compra mica quella bici, sai."
"Ma no, se ti dico."
Le bestemmie che disse in macchina, non le riporto ma le ricordo tutte.
Sono piemontese, e testa di legno.
Pochi mi convincono più di quel che già sono.
Però ero soddisfatto.
E lo sono ancora.
Solo il tirante del freno dissaldato stonava un poco, il resto era lei.
Con una bella decalca 1934 sul canotto e un telaio trugno e robusto da vera piemontese testa di legno.




Non so tuttora la marca né me ne frega più di tanto.
Manco ho pulito i mozzi, ai quali si flangiano i piccoli ma efficaci tamburini.


Che saranno stati montati in seguito da qualche prudente ciclista dell'anteguerra ( non erano da mosquito e mai fu montato su questa bici, altrimenti il carro sottostante avrebbe dei bei segni..)


Forse, più del bel manubrio che comanda i leveraggi lunghissimi come transatlantici o dei parafanghi larghi come una highway americana, amo quel giorno.

Era Giugno, avevo da poco una fidanzata, c'era il sole e sentivo i venti anni scorrere nelle vene.
Mi sentivo vivo.
E quella bici era la ciliegina sulla torta ( che poi ci godiamo sempre più la ciliegina alla fine che la torta, o no?).
Insomma, alla bici ho fatto poco.
Me la son goduta per anni in un angolo del garage , e solo  l'ho un po' pettinata per renderla presentabile.
Sono passati gli anni, lei è più bella e io più stempiato, ma va bene così.
Felice di averla e di provare, per pochi attimi, quando son solo, il brivido della cazzata fatta a venti anni.
( per tacer di bestemmia e di padre ).