sabato 26 febbraio 2011
mercoledì 2 febbraio 2011
Gramisia
Una tua sorellona verdastra mi ha incantato, un pomeriggio d'estate.
Eravamo io, lei e i suoi tre carburatori intasati dall'oblio.
Non parlo certo il giapponese, nè lo amo molto, ma con quel fanalone mi intesi subito.
Fu gioia, emozione, brivido, quando i muri tremarono e l'aria si riempì del suono e del profumo dei suoi tre cilindri borbottanti.
Kawasaki mach 3.
Abbiamo chiaccherato a lungo, i miei occhi fissi ai terminali.
Un saluto dolce ci accompagnò.
Da allora mi manca quella cattiveria felina che mi stregò allora.
Arrivò una sera, mentre passavo il tempo a sfogliare il mitico Subito.
Blu elettrica bella da levare il fiato.
Decisi di incontrarla subito, tra le nebbie del tortonese.
Bella, ma con un lieve difetto di pronuncia: solo due cilindri mi salutarono festosi, mentre il terzo, mogio, era muto.
Sconsolato, lasciai passare qualche tempo, prima di poterla udire a piena voce urlare la sua sensualità sfrenata.
Ora borbotta insieme a me ai semafori e si lancia a squarciagola per le strade ghiacciate, consumando ettolitri di benzina e di olio.
Che importa se quel telaio è leggerino per il tuo triplice cuore giapponese?
Che importa se ogni volta che ti porto sopra i 6000 giri scondinzoli dietro allegra?
La felicità non ha prezzo.
E poco importa se a molti sei rimasta in mente col nome di Bara volante o di Moto della Morte.
Bella, forte, emozionante, con quel che di gramisia (cattiveria, in piemontese ndr), che non puoi non amarla.
Per qualche pomeriggio, le vecchie bacchette cigoleranno tra loro in garage.
Invidiose di quel suono e di quella rabbiosa gioia che tu, solo tu, sai donarmi.
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