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mercoledì 20 marzo 2013

La saga delle 3/8 : Athena Bozzi 1924

La trovammo un mattino di gelo tutta ruggine ma ancora molta sostanza.
Ancora imponente nelle forme, tradiva un passato glorioso  e vissuto: la forcella piegata malamente e l’assenza del parafango anteriore denunciavano un uso gravoso e non sempre rispettoso.
Le gomme erano ancora buone ed erano quelle giuste, specialmente la Michelin anteriore; un bel 3/8 ben conservato e morbido con la sagoma dell’omino Michelin precisa addirittura nel fumo del suo sigaro: questi sono i dettagli che mi fanno amare  gli oggetti antichi!
Portato il telaio da due luminari, restò solo l’opra di pulizia dalla morchia e dalla ruggine.
Il manubrio, poi, era davvero malconcio, storto e con ruggine aggressiva e importante: volevo sostituirlo con un altro meglio messo, ma osservando attentamente le leve mi accorsi anche qui d’un particolare tipico di casa legnano-Bozzi: le leve esterne hanno un fermo intermedio che solo le Legnano-Bozzi possiedono: eliminarlo sarebbe stato snaturare la sua natura!

 E allora spazzola e smonta e bestemmia…e il manubrio è ancora al suo posto col bel bronzino squillante ( anche lui sbloccato e ben lucidato).
Smontando la ruota libera , una sorpresa: BSA con oliatore a lancetta!

Quelli erano ancora gli anni durante i quali  molti componenti albionici erano tra i preferiti sul mercato mondiale.
Dei parafanghi a schiena d’asino ne restava solo uno, il posteriore, davvero malconcio e piegato: fortuna vuole che ne tenessi da parte due della medesima fattura in attesa di degna sistemazione.
Come su molte bici del tempo, sui tubi superiori del carro posteriore si osservano ancora le colature del bianco-panna dato in tempo di guerra secondo le normative allora vigenti  e indispensabili per la circolazione delle biciclette.

Smontatata e ingrassatala guarnitura, su di essa  mi sono imbattuto nelle date 1923 e 1924.
La corona, anche essa marcata Athena , addirittura 1921!
Le calotte di sterzo mi dicono invece 1923, segno che questa bici è stata costruita verosimilmente nei primi mesi del 1924 con componenti dell’anno passato: non si buttava via nulla!
I pattini dei freni sono ancora quelli originali con bulloncino: tolta la gomma vecchia e usurata ho provveduto a ricostruirne altri da incastrare all’interno.
Due belle manopole in osso in due pezzi hanno completato l’opera, anche se credo che all’origine, su questa bici di sotto-sotto Marca, fossero montate in Cartone pressato.

Provata lungo il percorso della Bacchettatata di Maggio, pareva di pedalare una bici elettrica tanto la scorrevolezza: il mese di lavoro è stato ampiamente appagato!

NOTA CURIOSA:

Appena terminato il giretto di prova con la Athena ( circa 10 km a media andatura), avevo le gambe a pezzi ma il cielo era in miglioramento.
Ho deciso così di inforcare la mia Guzzi Pe 235 cc del 1938 e  rifare il medesimo percorso: improvvisamente mi son sentito padrone della strada col rombo poderoso del motore e i suoi...60 km orari di folle velocità.
Ecco che d'impeto ho realizzato i commenti dei vecchi che dicevano che le moto andavano ben più forte allora di adesso: dopo chilometri e chilometri di bicicletta a chiunque negli anni '30 avesse provato il brivido di un 250 Guzzi, sarebbe parso di volare!
Ed ecco che noi uomini del 2000, abituati a velocità istantanee ben superiori, guardiamo con occhio commiserevole i 100 orari di questa Guzzi come qualcosa da compatire, mentre se la rapportiamo alla media ciclistica di allora..essa diviene quel che ancora oggi è: un mezzo di trasporto piacevole, incomparabile e godibilissimo.

domenica 13 giugno 2010

Bang!Bang!Di colpo lei..Bang!Bang!


Come una fucilata in mezzo agli occhi fu l'emozione che provai a quel mercatino di Novembre.
I caricatori erano scarichi, ma una puntatina a un malato come me, seppe ancora giocarsela.
E vinse.
Fidanzata preoccupata (di miei eventuali acquisti...) e gelo polare , mi facevano procedere circospetto tra il ciarpame.
Ai mercatini delle pulci trovo sempre fanali e giargiatule varie, quasi mai bici.
Sbiancammo entrambi quando all'angolo apparve il mucchio di ruggine che era la di cui sopra..
Ella temendo per gli interni della sua macchinina, io per la brama di averla all'istante.
"Deve essere una Bianchi, c'è una B sui pedali!"
"Come no!Per me la sigla BSa era incontestabilmente un Bisogna Subito Averla!"

Inoltre, parcheggiata accanto, una bella Gerbi Diavolo Rosso a mezza corsa, anni 40.
Poverette, mi dico.
Poveri noi, dice la fidanzata.
Raggiunto un accordo dopo una trattativa che mi avrebbe consentito una Laurea in Trattative Arabe al Suk, carichiamo entrambe le belve sulla povera macchinina.
A casa i tre fucili sono davvero scarichi e arrugginiti, ma man mano scopro deliziosi particolari: pedali marcati, ma con oliatori!
Mozzi Bsa a oliatore e frenata al manubrio davvero particolare, con un sistema simile alla Dei, ma doppio.
Carter in due pezzi, con alcune stagnature come non se ne vedono più.
Doveva amarla molto il suo padrone, prima di abbandonarla.
Passano i mesi e solo la sorellina trovata dal buon Max mi mette voglia di terminare i lavori.
Sono contro la caccia per eccellenza , ma questi tre fucili li terrò ben oliati.
Non si sa mai.