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lunedì 27 aprile 2020

Gloria contraria

E sono quasi due mesi che non si esce. Per fortuna, il garage rigurgita di mezzi che, dalla forcella o dal fanale, chiedono un'attenzione che ( adesso lo sanno) arriverà per tutti.
Col tempo scandito dal ritmo dei pasti, della raccolta delle uova, dell'orto da zappare, mi trovo catapultato in una dimensione mai vissuta.
Le ore in officina scorrono lente e sornione.
Pur nel dolore del momento, posso concedere tempo a restauri che in "tempo normale" avrei probabilmente tirato un po' via.
Si pulisce, si lucida, si rimonta. Qualcosa ancora non quadra. Si rismonta , si lucida ancora.
Fa strano pensare che anche in questo periodo di vacche magre ( soprattutto per le povere partite iva di cui faccio parte) ci si possa arricchire così tanto di tempo e di emozione.
Era molto che non entravo in magazzino e mi sedevo su un vecchio scranno ad osservare, ad inalare con voluttà la fragranza di gomma ed olio che si fondono insieme nei primi tepori primaverili.
Fuori la gente muore ma il ciliegio appena fuori manda i primi fiori e farfalle ed uccellini cantano allegri la primavera.
C'è del bello a starsene in casa.
Sul cavalletto osservo la Airolg del 22 che ho appena attaccato.
Rappresenta un po' questo periodaccio: nera, una gloria al rovescio.Un poco acciaccata dai suoi quasi 100 anni, è ancora qui a dire la sua. Ha vissuto il fascismo, i bombardamenti, i nazisti.
Guardandola, sembra dirmi: "Ma fatti furbo!Passerà, vedi di darmi un po' di lustro che ho voglia di correre!"
Ne ho voglia anche io . Ho voglia di prati, di strade dritte , di gente che scampanella allegra.
" Vedi, siamo in due! Sotto, ragazzo, e non perdere tempo.Su, una registrata alle calotte..."

E' pretenziosa, sta bici. Sa quel che vuole, sa che è il momento giusto.
Senza por tempo in mezzo attacco con lo smontaggio .
La bici accetta, gagliarda, le cure che le offro. Qualche scriteriato aveva apposto una vernice verde fluo sui parafanghi. Va a sapere.
"Erano quei ragazzi degli anni 70. Credevano di cambiare il mondo..Giovanotto, non mi sembra cambiato poi molto, questo spocro mondo.Ricordo quel tale che mi pedalava e che è rimasto con me quasi un anno sotterrato in cantina..Aveva paura. Meno di te, ma aveva tanta paura..."
Intanto le ore passano e dalle ruote levo al porporina che qualche padrone premuroso aveva apposto per preservare dalla ruggine. Il ferro esce allegro, lucido. Una tirata ai raggi e via!
Sotto al movimento esce un numero magico, 22. La Airolg mi strizza l'occhio, vecchia entraineuse di mestiere.
"Non li dimostri, vecchia mia" le dico.
Il manubrio, simile per certi versi al Roller Bianchi, ha un 3 inciso. 1922? 1923? Poco conta.Il cartone pressato delle manopole resiste, fiero, dopo quasi 100 anni di prese solide.
E finito  un bel lifting, su due gomme che tengono ancora, e via che si pedala.
Per 200 metri? 230?
Poco conta.






martedì 4 agosto 2015

La pioggia è gioia: fine.





"Forse facciamo ancora in tempo.Vai a chiamare il maresciallo, e anche un prete, che non si sa mai."
"Il maresciallo va bene, ma il Prete per cosa? Manco morto quello voleva preti intorno.Tu sai dove andare?"
"C'è solo un posto dove può essere.Io vado là, vedi di prenderti un impermeabile , con questa pioggia c'è da schiattare."
Erano le cinque di mattina e l'autunno piovoso braidese stava infangando le strade e i cuori tanto avvezzi ai soffochi estivi con folate di vento e pioggia.
" Ma quando ti sei accorta che non c'era più?"
" Saranno state le 4, 4.15.Siamo tornati che erano le due, abbiamo parlato poi siamo andati a dormire."
"A dormire.Lasciamo perdere.Porcaccioni."
"A dormire, a dormire.Nello stato che era quel ragazzo, cosa poteva fare?Ad ogni modo, se voi due non gli facevate cosa gli avete fatto, a quest'ora non era ...."
"Se gli è successo qualcosa è colpa tua! Porcona!"
"Pregate voi che non sia già freddo che pende da qualche albero.Impretati buoni a nulla.Gente come voi non meritava un uomo come lui."
"Smettetela.Litigherete dopo.Ora andiamo a cercare mio padre.Se lo merita."
Bernardo partì a tutta birra col Motom che faceva scintille dalla marmitta.Piera inforcò la bicicletta e sparì anche lei nei turbinii della pioggia.
Le strade erano deserte. e le sirene che avrebbero annunciato l'inizio della giornata in fabbrica tacevano mute e umide.
Solo il carretto del lattaio scendeva con fare lento dalla salita del San Michele e Piera ne approfittò per domandare se avesse visto qualcuno salire poco prima.
Con un cenno l'uomo negò e si avviò per la discesa.
La pioggia non accennava a diminuire  e la luce fioca del fanale bastava a malapena ad illuminare la strada tra gli spruzzi.
Le ultime case si perdevano al principio della salita.
Un lungo ed immenso rettifilo si perdeva nella campagna sino all'America dei Boschi.
Piera se lo fece tutto col cuore in gola, sino ad arrivare all'osteria del bivio.
Qui lasciò la bici e si avviò col parapioggia in mano verso i boschi.
Non era Eroe e quelle stradette che si perdevano per le salite a tiraculo l'avrebbero persa ben presto, se non avesse visto in fondo alla radura un soprabito famigliare.
" Quel cretino.Se è ancora vivo lo ammazzo io."
Gli ultimi metri che portavano allo spiazzo ed al grande albero sembrò che tutta la pioggia del cielo si sfogasse proprio lì, in quel momento.
Piera appena vide la scena non osò più avvincinarsi.
Bernardo stava aiutando il padre a scendere dai tronchi vicini all' albero al quale stava per appendersi.
Ne aveva già portati due abbastanza grossi per salire e quel particolare, insieme alla corda che penzolava, fecero rabbrividire e svenire Piera.
Passarono pochi istanti,e  mentre si riaveva, come per incanto si materializzarono due persone accanto a lei.
Non era certa di essere ancora in sé, ma quella donna gli stava facendo segno di andare col mento, mentre prendeva per mano un ragazzino e lo portava via.
Fu il tempo di aprire gli occhi appannati dalla pioggia, per accorgersi che davanti a lei non c'era nulla.
Andrea era seduto sul tronco, lo sguardo perso nel vuoto.
Non parlava, non accennava a nulla.
Bernardo , come se fosse la cosa più naturale del mondo, aveva preso a slegare la corda dal tronco , e come fu nelle sue mani la gettò dal dirupo sottostante.
E bene fece, perché di lì a pochi minuti giunsero padre  e madre col Maresciallo.
"E allora? Son scherzi da fare?" chiosava il maresciallo.
Piera volle alzarsi e prima che Andrea riuscisse a mettere insieme due parole, lo prese sottobraccio e se lo trascinò in disparte.
Per molto parlarono i due, finchè il Maresciallo, convinto e rabbonito a non fare parole e denunce, non si avviò sotto l'ombrello verso la strada che riportava al paese.
Bernardo rimase ancora accanto al padre, senza dire nulla, fulminando con lo sguardo quelli che mai avrebbe accettato come nonni.
Piera si avvicinò e con lo sguardo disse a Bernardo che così andava bene, che poteva tornare a casa.
Bernardo pose un istante la mano sulla spalla del padre, poi corse via giù dalla stradetta coprendosi con la giacca blu.
Andrea continuava a guardare nel vuoto e per un attimo Piera temette qualsiasi gesto.
Poi lo vide piangere, e piangere e le lacrime che si confondevano con la pioggia sapevano di dolce e amaro assieme.
Per la prima volta Andrea si sentì meno solo e le pose un braccio a circondarla.
"Restiamo qui finchè vuoi, finchè non mettiamo le radici, finchè tutta la marmaglia che ti gira dentro non torna seppellita ai piedi di questo albero.Ma una volta uscita, la lasciamo qui.E non torniamo mai più."
"Si"
Passarono i minuti , quindi un'ora, e sempre pioveva e sempre Andrea senza dire una parola piangeva.
Piangeva per gli affetti che non aveva dato e non aveva ricevuto.
Piangeva per chi aveva ucciso e per chi non aveva potuto salvare.
Piangeva infine per sé, per le lacrime che non si era mai permesso di fare sgorgare.
Piangeva per il nero che vedeva davanti a sè.
E Piera gli teneva la mano ed era ancora una volta moglie, madre, amica e sorella.
Sopra di loro vibrò un tuono, secco e crepitante, e temendo il fulmine si alzarono per andare alla stradetta sotto.
Dal basso vedevano alcune nubi diradarsi e il farsi di una mattina che avrebbe portato sole sull'umido del legno del grande albero.
"Andiamo a casa.Ho un mucchio di lavoro da finire in officina.Qualcosa, noi due, faremo."
Non si stupì Piera per quel muro che aveva di nuovo alzato e che tanto somigliava a quello del figlio.
Un giorno forse avrebbe aperto una porta o teso una mano, per far visitare almeno a lei quello che davvero si celava dietro al suo sguardo .
Molte cose avrebbe voluto dirgli, ma sapeva che le parole con lui servivano e non servivano e tutto ciò che doveva fare senz'altro lo fece subito.
Alzandosi lo prese dunque sottobraccio e gli baciò la fronte.
Andrea, con un sorriso, si avviò a passo deciso giù dal sentiero.
Nell'allontanare un ramo che sporgeva sul sentiero la sua testa si voltò e contemplò ancora una volta la spianata.
La pioggia era cessata da poco e un rivolo gli  correva accanto al naso.
Che fosse di gioia, questo Piera lo avrebbe giurato.









venerdì 11 gennaio 2013

Saprai di me.



Sarà un sapore nuovo,
quello di domattina sulle tue labbra,
saprà di me.

Distrattamente, senza conti,
Saprai di me e delle mie donne,
dei petali che non colsi
e della malinconia allegra.

I tuoi occhi forse s’apriranno,
e, curiosi, finalmente
vorranno vedere chi ascoltano.

Saprai di me,
dei mestieri che fui,
di quella sera d’estate
in cui giurai amore a un fiore.

Vedrai forse lacrime,
sorrisi, bestemmie,
una smorfia che sa di amore.


Saprai le mie  estati torride dal ferro rovente,
gli inverni col gelone a spaccar ghiaccio,
la Primavera dall’odore di mandorlo.

Le tue mani, calde,
vorranno stringere le mie,
stanche, vigorose.


Sapranno di polvere e di  fatica,
di terra e di vigna,
d’un sole smarrito.

Con calma,
tra colline aspre
o declivi di mare,
imparerai a conoscermi.

Qualcosa di me (già molto tuo, lo sai),
Balugina nell’aria che sa di cantina:
vorrebbe un abbraccio, un amore poco casto.

Ti regalerò un tramonto,
e poi un’alba,
e la notte intera.

E tu sarai mia,
sapendo di me,
del mio Sangue.

giovedì 31 maggio 2012

Passerai.


Viene la notte.

Tristi pensieri,

tra lo strider dei grilli,

m’annebbiano festosi.

Sono il mio passato,

i giorni che vengono,

una donna che manca.

Un’eco lontana

Mi dice festa

E vociare allegro:

non per me stasera,

non gaiezze,

non gioie.

Verranno,

saranno il profumo di donna che piace,

un abbraccio inaspettato,

il bacio atteso.

Passerà la notte,

passerai tu.

martedì 13 marzo 2012

Et tout sera confus et nous serons une seule chose.




Fiore di campo
Di colore semplice
Eccelso il profumo..

Fiore tra i buii
Delle profonde vertigini
Morte in assordanti vuoti

Nella tua luce
(durò un istante, m’abbagliò)
S’annegano tutti i desideri, tutte le pene.

Fortuna fu scorgerti,
Gioia terribile fu coglierti,
Amarci.

(10-3-2012)

sabato 16 luglio 2011

Sa di Brina




Sa di Brina
il tepore del vento
caldo e soffice
che ti soffia lontano

Sanno di brina
le roventi parole
che il marenco aere
mi porta da te

Odora di brina
quello sguardo
che ancora non vedo
ma già sento mio

Sapranno di brina
i non cercati
notturni desii
di ricordi mai morti

Verrà la brina
a coprire un'estate
male nata
poco e molto amata.

martedì 30 novembre 2010

Ventisette


Il tuo viso è sereno:
Ride di luce fioca.

Non sa ancora,
l'uomo accanto,
beato nel calore

di te e della vita,
dei giorni piovuti addosso
trascorsi funesti
non lasciando tracce.
(così pare, cosi' appari)

Sapesse
chiederebbe paga
per chi passò prima
a rugare piano quei solchi
a fendere il bel sorriso.

Lacrime
bagneranno quegli occhi:
quasi le stesse,
quasi allora.

L'esattore è paziente:
Ventisette arriva sempre.

giovedì 7 febbraio 2008

Sorrisomesto.


Il suono della neve che cade sui prati rassegnati


Incornicia i tuoi occhi scintillanti nella foschia:


Un'unica luce dallo sguardo malinconico,


il tuo mestosorriso.

giovedì 25 ottobre 2007

Tornerà ieri.


....Yesterday, all my troubles seemed so far away, Now it looks as though they're here to stay,


Ruote sfregano sul serpente viscido tra i campi.

Musica antica, come piacerebbe a te.

Chissà dove sei.

Che stai facendo.



....Suddenly, I'm not half to man I used to be, There's a shadow hanging over me. Oh yesterday came suddenly. Why she had to go?


Perchè ?

Perchè ora?

Abbaglianti , anabbaglianti, abbaglianti.

Andrò piano.

Da qualche parte andrò.



Yesterday, love was such an easy game to play, Now I need a place to hide away,


Mese amaro.

Ognuno si rincuccia dove può.

Meglio cercarsi un riparo.

Qua piove di tutto.

Pioggia, lacrime, rabbie, urla.

Tornerà.

Tornerà ieri.

venerdì 19 ottobre 2007

Depressallegria


Depressalegramente gioco


al gioco del pensare:


Pensanti pensatori


Ingegnosi ingegneri


Psicotici psicologi


Mi dicano:


La distanza è sempre distante?


L'allegria è sempre allegra?


Fa sempre male la tristezza?


Anni di riflessione


Sulla traccia dei minuti.