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mercoledì 2 febbraio 2011

Gramisia


Una tua sorellona verdastra mi ha incantato, un pomeriggio d'estate.
Eravamo io, lei e i suoi tre carburatori intasati dall'oblio.
Non parlo certo il giapponese, nè lo amo molto, ma con quel fanalone mi intesi subito.
Fu gioia, emozione, brivido, quando i muri tremarono e l'aria si riempì del suono e del profumo dei suoi tre cilindri borbottanti.
Kawasaki mach 3.
Abbiamo chiaccherato a lungo, i miei occhi fissi ai terminali.
Un saluto dolce ci accompagnò.
Da allora mi manca quella cattiveria felina che mi stregò allora.
Arrivò una sera, mentre passavo il tempo a sfogliare il mitico Subito.
Blu elettrica bella da levare il fiato.
Decisi di incontrarla subito, tra le nebbie del tortonese.
Bella, ma con un lieve difetto di pronuncia: solo due cilindri mi salutarono festosi, mentre il terzo, mogio, era muto.
Sconsolato, lasciai passare qualche tempo, prima di poterla udire a piena voce urlare la sua sensualità sfrenata.
Ora borbotta insieme a me ai semafori e si lancia a squarciagola per le strade ghiacciate, consumando ettolitri di benzina e di olio.
Che importa se quel telaio è leggerino per il tuo triplice cuore giapponese?
Che importa se ogni volta che ti porto sopra i 6000 giri scondinzoli dietro allegra?
La felicità non ha prezzo.
E poco importa se a molti sei rimasta in mente col nome di Bara volante o di Moto della Morte.
Bella, forte, emozionante, con quel che di gramisia (cattiveria, in piemontese ndr), che non puoi non amarla.
Per qualche pomeriggio, le vecchie bacchette cigoleranno tra loro in garage.
Invidiose di quel suono e di quella rabbiosa gioia che tu, solo tu, sai donarmi.

venerdì 20 febbraio 2009

Bra, Marzo 1950


Lo scoppiettare allegro e sicuro aveva fatto scendere Neta come un fulmine dal secondo piano, dove stava armeggiando con le pentole per la cena della sera.


Non era solo per il Nino, che da due anni la filava come una sposa.


Il Nino oggi aveva la Gilera.


Era da maggio scorso che risparmiava per poter abbandonare il Paperino e comprare una moto vera, che facesse invidia al Guzzino di Piero, che ormai da mesi portava lui e la morosa a spasso per le colline, facendo invidia a tutto il caseggiato.


Loro compresi.


"Non serve mica andare lontano per volersi bene"si dicevano.


Ma era un bel dire, una bella gita con quella primavera in arrivo sembrava la terra promessa.


E con le diecimila lire al mese di Nino e la voglia di sposarsi e fare matrimonio decente pure, non c'era da scialare.


Ma alla fine la testa dura di Nino aveva avunto il sopravvento.


Che aveva dovuto firmare fior di cambiali da Nuccio, alla stazione, prima di avere la tanto agognata chiavetta.


"La sai portare una moto?Guarda che questa non va a rullo" intimoriva scherzoso Nuccio dalla tuta bianca immacolata, che a vederlo passeggiare davanti l'officina pareva un gendarme.


"Primi cinquecento chilometri mai oltre metà gas, poi falla brandare da magnìn!"


Col cuore in gola aveva percorso ai trentallora la stradina che portava alla Riva, dove abitava lei.


Neta ora ce li aveva davanti, nella prima aria calda del mattino.


Bello lustro lui, con i capelli impomatati e tesi all'indietro da spezzarsi, lucida e fiera lei, con il serbatoio cromato da far male a guardarlo .


Neta è raggiante, questo è un giorno da festeggiare.


Non importa se questi sono gli albori del consumismo, avranno tanti anni e tanta storia da fare per scoprirlo.


Importa che ora sono felici, che saranno piu liberi di muoversi, che Nino tornerà presto la sera e il mare non sarà più la meta irraggiungibile.


Ancora non sa quel gilerino che Neta darà a Nino tre figli, che emigreranno in città e lasceranno quei campi assolati.


Che vedranno posti, mentre lei sonnecchia tranquilla in garage, coperta da un telo.



Che una tragica fine aspetta Neta e anni di solitudine il Nino, che poi deciderà di venderti a me.


Quel che conta è che una mattina così deve essere vissuta, fino in fondo vissuta, con la gioia dei 20 anni e la spensieratezza della riacquistata libertà.


"Dì a madre che stamattina ti porto io al mercato, e che per mezzodì siam di nuovo qua"


Nessun giorno sarebbe mai più stato come quello, nessuno.


" E per una volta, aperitivo al chiosco.Speriamo ci sia anche Piero..."