lunedì 23 novembre 2020

La Mito, il sogno, il ragazzino.

 


Era l'estate del 92. O del 93, cambia niente.

Io ero un ragazzino, già pieno di passione e con le mani sporche di grasso.

La cosa più figa era smontare i dellorto da 12 e aumentare getti, ipotizzando fantastiche prestazioni al garellino di turno.

Avevo 11 o 12 anni, manco ci potevo andare in moto.

Però ci andavo.

Di nascosto, in giardino, in garage, un giro per strada senza che nessuno vedesse.

Robe così.

E poi c'era la Mito.

Rossa, bella,veloce.

Invidiata.Inarrivabile.

Ai tempi dove vivevo io ne giravano pochine e una era quella di Gionny.

Tal uomo veniva a trovare la fidanzatina alle medie e ogni giorno alle 12:30 me la sentivo arrivare, sgasando.

Gionny era un pluri ripetente, non aveva nemmeno finito le medie, forse era pure in un giro strano. Brutto.

Anzi, di sicuro.

Epperò ci aveva la Mito.

E la fidanzata.

Ma non era quello il momento che amavo di più.

La notte, esaltava la Mito.

Potevano essere le 21, forse le due di notte.

Io la sentivo.

Ai tempi non c'erano rotonde o semafori o dossi.

C'era un rettilineo.

Così lungo che potevi uscire dalla città lanciato e accucciarti sotto il cupolino per chilometri e chilometri.

Sperando che tutti rispettassero gli stop.

Gionny usciva dal centro abitato in terza piena, al massimo dei giri.

Sapevamo per certo che non era originale, che aveva il 160 ( o il 180) e che la Arrow si che era una marmitta.

Gionny portava ogni marcia al limite di rottura e davanti all'incrocio con la mia via passava di certo i 120.

Rimanevo immobile come in contemplazione mistica, auscultando ogni cambio marcia.

L'ultima la infilava entrando nel paese vicino , a tre o quattro chilometri da me.

Era la settima.

Ormai il ruggito del motore si perdeva nella notte e io lo immaginavo ben oltre i 200 accucciato a fendere l'aria, felice.

Lo ero anche io, felice.

Ero un ragazzino, avevo salute, sogni e pure dei giocattoli che ti facevano sognare.

Non in mano mia però.

La Mito che ho adesso l'ho presa tanti anni dopo, quando l'età mi avrebbe consentiuto di gestire la cavalleria e , forse!, non farmi del male.

Troppa gente è morta minorenne , sparata ai 170 sognandosi pilota.

Oggi, nel mio garage, il suo rosso brilla e chiede ancora corsa e decisione.

Non cadono i capelli, a lei.

In cuor mio ringrazio ora i miei genitori che tanto maledissi e che mi salvarono da morte probabile Ma,ancora più, ringrazio Gionny, ovunque sia.

Tu non lo sapevi,Gionny, , ma, oltre a fiumi di TTS , su quel viale distribuivi felicità. E sogni.