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giovedì 19 agosto 2021

Prina di agosto


 Nulla. Io e le Prina abbiamo un legame indissolubile, ricorsivo.Succede così che al consueto mercatino cebano di ferragosto sia con la famigliola al mercatino che tanto amo.Bici non ne voglio comperare, ma gli attrezzi per smontare eventuali acquisti, ci sono. Passeggia, passeggia, sul ponte mi imbatto in una sequela di vecchie scassone insieme alla bellemeglio.



Le guardo distratto,robetta penso. 

Ma ecco che tra le solite bacchette uno stemma attira la mia attenzione! Savoiarda! Rimaneggiata ma integra nelle parti che contano,con su due bei siamt corsa giroruota. I parafanghi in alluminio in quattro pezzi mi mozzano il respiro, così come il manubriaccio moderno e l' orrendo filetto stickers  che la adorna...sparito il cambio simplex, sparito il magnifico leve rovesce che rimetterò su...sparito il carter in alluminio...con calma tornerà splendida, rullante, una vera savoiarda!!A presto per il dopo lifting!

mercoledì 25 novembre 2015

Sensuale ed armoniosa: ORIX Prina La Savoiarda 1940.

Sfogliando il bel catalogo del 1939, in ultima pagina si possono apprezzare le carrellate di commenti che giornali sportivi o grandi cronisti hanno postato sulla marca Prina.
Lodando sempre il geniale e tenace Antonio che col fratello segue le sorti dell'azienda, si possono leggere positivi commenti sull'ultima geniale creazione del tecnico astigiano, la Orix Prina, la Savoiarda.
"Finalmente una bici che farà fare un figurone  a me o alla mia bella"
Insomma una bici unisex antesignana.



Inforcandola, in effetti, si ha poco l'impressione di cavalcare una bici da donna, e poco ci manca perché la canna , abbassata di poco, si trasformi idealmente in una bici mascolina.
Il tempo ha inferto i suoi segni sulle canne ultraleggere di questa bellissima macchina, ma ancora si può ammirare l'elegante intreccio di tubi Columbus cromati.
( la Prina si riforniva di questi pregiati tubi per le sole Savoiarda e le bici da corsa, ciò che le rende preziose e leggerissime).


L'intreccio di tubi al retrotreno personalmente mi trova entusiasta e mai mi stanco di osservarlo: personale, elegante, vistoso, differente da quello della maggior parte delle bici Rondinella del periodo.
Molti i particolari in duralluminio, a partire dal bel manubrio a leve rovesciate Ambrosio , i pedali e gli elegantissimi parafanghi con ventaglini finali di grande efficacia.
Una parte gustosa di questo mezzo sono i freni, a tamburo laterale tipo motociclistico, che sicuramente nel 1939 erano quanto di più avveniristico potesse esserci!



La frenata è morbida, sicura e ben modulabile.
Stupisce la presenza di cerchioni in ferro, ma pur esendo tentato di sostituirli con altri in duralluminio come da catalogo, me ne sono ben guardato, giudicando questi quasi sicuramente quelli di primo equipaggiamento.
Anche il cambio, un simplex 3v con leva primo tipo in ottone, era un non plus ultra per il tempo, quando i corridori viaggiavano ancora con lo scomodo Vittoria: pratico e preciso, dona una nota di sportività in più al mezzo.



Infine una nota sulla fanaleria, composta da fanale Radsonne con occhi laterali e dinamo Lux : perfettamente funzionanti, illuminano il buio con discrezione e carattere, esattamente le stesse caratteristiche decise da Antonio Prina per questa bicicletta , immutate ancor oggi.


E se alla discrezione si vorrà contrapporre il bel fascino delle donnine che Antonio amava molto mettere sui depliants ( e non solo qui, ma il pudore blocchi la mia voce e la mia mano...), ecco venirci in soccorso il supporto della gemma posteriore ( fortunatamente ritrovato e salvato, risaldato a stagno su un supporto ad hoc): una sirena armoniosa, eterea, sensuale, degnissima compare e mascotte di questa amazzonica cavalcatura.