Di fronte al mio cancello, a volte si fermava gente, attratta dai rumori di motori ormai quasi estinti o dalla presenza di vecchi ruderi arrugginiti. Ora il cancello è chiuso ma il garage , molto in fondo, sempre aperto. Sul bancone unto di grasso, accanto ad un motore Motom ed un manubrio a bacchetta, uno stralcio di giornale riporta notizie poco belle.
Da piccolo, quando passavo davanti certi negozi di artigiani e li sentivo battere su qualcosa, immaginavo il prodotto, l'ingegno, ciò che di buono si sapeva esistesse pur non vedendolo, a porte chiuse.
Oggi che stiamo vivendo giorni e di certo saranno mesi e speriamo non anni di radicale cambiamento storico, siamo tutti messi alla prova dalla necessaria clausura.
Tutti stiamo perdendo qualcosa, qualcuno perde i genitori, qualcuno la vita, qualcuno la fede nell'uomo.
Personalmente, ripenso come ad un sogno le scampagnate in bicicletta, le giornate di fine Marzo dove tutto era già maniche corte e voglia di vivere.
Ecco, tornando al principio, ora più che mai dobbiamo invocare la nostra fantasia, i ricordi belli, quelli che ancora verranno nel reale, che non sono morti ma solo narcotizzati dalla bestialità del periodo.
E se , nonostante le pur certe disgrazie del quotidiano, ci si appellerà ad essi e, perchè no?, magari a qualche oggetto amato, tutto forse scorrerà più lieve.
Reclusi, chè quello ci sentiamo e dobbiamo, non pieghiamoci all'amarezza della perdita ma con tenacia e pervicacia pensiamo a chi affrontò guerra e miseria nera, fame , fucilazioni.
Dedichiamoci a noi, ai nostri cari, agli oggetti che verranno buoni una volta finito il coprifuoco.
Sogniamo.Tra appassionati, ci si emoziona sempre quando si ritrova un vecchio oggetto che , inequivocabilmente, rappresenta un periodo storico preciso. Un faro a carburo, una bicicletta ancora coi dispositivi per l'oscuramento in tempo di guerra, qualsiasi cosa.
Di fronte a quelli più rappresentativi ci permettiamo di sognare, immaginare come e quando a nostro piacimento, guidati da fantasia ed oggetto.
Immaginiamoci di nuovo felici e liberi, chè di certo lo saremo presto, se tutti avranno fortezza e disciplina, una volta tanto non per ordini dal balcone ma per buon senso e buona creanza.
Io, continuerò certi restauri tirati via per mancanza di tempo ( ah, il tempo , ora che c'è non è più libero..) , immaginando quella bacchettata che avrei voluto organizzare e che ci sarà, tuttavia, nella mia mente.
La crisi, quella intima e mistica che tocca tutti noi, non vien mai per nuocere. In questi momenti ci si raccoglie nel profondo e , per un solo istante forse, si colgono verità e illuminazioni che le spesso abusate giornate di lavoro rubano al nostro animo.
Mi piace di più pensare a questo momento come ad una possibilità, uno stacco pur violento, che scuoterà le nostre vite, le nostre anime, i nostri sogni.
Ci unirà di più ( curioso sognare di passeggiare per le vie del centro e salutare tutti senza timori), tirerà fuori il meglio ed il bello troppo spesso dato per scontato.
Riflettiamoci , adesso che le bocce sono ferme e tutti dobbiamo fare i conti con noi stessi, nelle nostre piccole tane.Guardiamo al bello che è in noi, teniamolo prezioso, innaffiamolo ogni giorno.
Verrà buono alla Liberazione che, sia prima o dopo il 25 Aprile, di certo avverrà e sarà radiosa.
Ma questa e molte altre cose, mi raccomando , a porte ben chiuse.
venerdì 20 marzo 2020
A porte chiuse.
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