E credi che io dorma, povera stella.
Che io mi precipiti lesto nel mondo dei sogni dopo l'Abbraccio che ci unisce una volta ancora.
Che non resti a pensare per mio conto a cosa vuol dire quel gesto per me, per noi.
Che sia un po'animaletto, magari viziato e viziabile.
Eccome se lo sai.
Eccome se è così.
Ma quegli occhi sotto il veletto di carne ronzante sonno R.E.M. non sono così smorti.
Ti vedono.
Pensierosa alla finestra baciata da quella luce secca e inautentica, sognante Oriente e felinità.
Turbata dai tuoi mille e mille pensieri di cui ne conosco dieci se va bene.
Sognante sogni di cui forse faccio parte, inconsapevole.
Il tuo corpo liscio e di bronzo si staglia fiero e svettante tra le due persiane socchiuse, mentre ammicca il termine della tua schiena, invitante.
Potrei svegliarmi ora, ma sarebbe Peccato.
Ancora devi sognare, ancora turbarti e soggiacere alle tue pene autoinflitte, che mai racconterai ad altri se non a quel lampione e quel gatto sonnacchioso.
Intanto il campanile vicino batte i tre tocchi e forse ti senti stanca, o solo satura di quella malinconia struggente.
Ti volti, i tuoi capelli coprono le indecenze mondane che a me tanto piacciono.
Girandoti e coricandoti ti volti a osservarmi, forse compiaciuta, forse in cercadi uno sguardo che apposta lascio morto nella penombra della notte.
Ti corichi.
Posso andare incontro, finalmente, alla tua schiena calda, ai tuoi capelli turbinosi e Lindi.
Non sai nemmeno quanto mi abbia detto il tuo far piano per non disturbarmi.
E mai lo saprai.
Che io mi precipiti lesto nel mondo dei sogni dopo l'Abbraccio che ci unisce una volta ancora.
Che non resti a pensare per mio conto a cosa vuol dire quel gesto per me, per noi.
Che sia un po'animaletto, magari viziato e viziabile.
Eccome se lo sai.
Eccome se è così.
Ma quegli occhi sotto il veletto di carne ronzante sonno R.E.M. non sono così smorti.
Ti vedono.
Pensierosa alla finestra baciata da quella luce secca e inautentica, sognante Oriente e felinità.
Turbata dai tuoi mille e mille pensieri di cui ne conosco dieci se va bene.
Sognante sogni di cui forse faccio parte, inconsapevole.
Il tuo corpo liscio e di bronzo si staglia fiero e svettante tra le due persiane socchiuse, mentre ammicca il termine della tua schiena, invitante.
Potrei svegliarmi ora, ma sarebbe Peccato.
Ancora devi sognare, ancora turbarti e soggiacere alle tue pene autoinflitte, che mai racconterai ad altri se non a quel lampione e quel gatto sonnacchioso.
Intanto il campanile vicino batte i tre tocchi e forse ti senti stanca, o solo satura di quella malinconia struggente.
Ti volti, i tuoi capelli coprono le indecenze mondane che a me tanto piacciono.
Girandoti e coricandoti ti volti a osservarmi, forse compiaciuta, forse in cercadi uno sguardo che apposta lascio morto nella penombra della notte.
Ti corichi.
Posso andare incontro, finalmente, alla tua schiena calda, ai tuoi capelli turbinosi e Lindi.
Non sai nemmeno quanto mi abbia detto il tuo far piano per non disturbarmi.
E mai lo saprai.