sabato 23 aprile 2011

la pioggia è gioia (13)


Nei turbini d'aria calda di quel mattino che diventavano incendio fuori dei portici, Eroe non potè smettere di pensare a quell'estate del '35.
Il colore del vino davanti a lui era ora quel serbatoio cromo oro e aquila dorata della Guzzi di Luisolo il Signore.
Pur senza parlare sapeva benissimo dove Bernardo sarebbe arrivato.
Nei silenzi di occhiate imbarazzate e ostinate sentiva il temporale che stava per scendere su di loro e ricordi bisognava tenere a mente e mai come ora le cose belle vengono al taglio e benvenute.
Quella Guzzi, nuova di fiamma, forse il magneto o l'"ausivalvula" , come diceva Luisolo, erano da revisionare.
Per una settimana la provò e riprovò in lungo e in largo, Luisolo ben felice di poter donare a quel giovane un momento di paradiso.
Invidia sprizzavano i paesani nel vedere quel ragazzo portare suono e tuono per le vie di terra , scarico libero e chiusino aperto.
Mai più sarebbe stato tanto felice e bene lo sapeva, consapevole proprio dell'eccezionalità del momento.
Poche piogge quell'Aprile e le strade senza una buca,lisce e bianche coi militi in divisa nera sulle biciclette e sui 500 Gilera e Guzzi a correre chissàdove .
Era la prima moto a molleggio poseriore e cambio a pedale che provava e Burdeis a dire "tutte balle, chissà doveandremo a finire, quante cose inutili..ai miei tempi, le moto si che erano una cosa seria."
Fu proprio con il Pe 238 che quelle ultime volte Eroe andò raggiante da Cia , portandola come una regina per le colline.
Con gli occhi fuori dalle orbite per la gioia immensa di potere sedere così in alto dietro all'uomo che amava, non disse più di no in quel bosco dell'America in cui dopo il giro erano finiti.
Gli alberi alti di castagno e la solitudine di quel prato nascosto parevano proprio la terra promessa e per tutto il pomeriggio e altri ancora quello fu letto e nido, in cui sognare qualcosa di molto loro e molto subito.
Erano due ragazzi, ma con una luce negli occhi con già qualcosa di uomo e donna.
Paesani camminavano sotto i portici per sfuggire alla calura e Eroe si distrasse un momento ad ascoltare un suono che non conosceva, con sguardo perplesso.
"Iso 125, cilindro sdoppiato.Bel motore ma un biroccino, non va avanti."
Pareva che quel ragazzo capisse al volo cosa stava pensando e ancora una volta si stupì, gelato da quel freddo che il blu profondo degli occhi emanava.
Nelle orecchie risuonava ancora il battito lento e cadenzato di quella Guzzi e quell'addio improvviso, poco tempo dopo.
Erano di Cia gli occhi di Bernardo.
Bernardo che nessuno sapeva bene donde venisse e dove fosse nato, non avendolo mai nessun braidese saputolo per certo.
Era tornato con Cia e il padre dopo la guerra e pare che proprio in Lombardia dove era andato per lavoro il padre avesse conosciuto una donna poi morta sotto i bombardamenti.
C'era qualcosa di suo in quei gesti e in quel sapersi capire al volo che ora prendevano una piega inattesa e chiara.
Non si perdonava il non aver più chiesto e cercato, ma quello era il suo carattere.
Da anni si aspettava quel momento, come una nube prossima a scoppiare d'estate e voi in basso che aspettate e nessuna previsione ma solo la certezza di una frescura capricciosa .
"Cia?"
"Mia madre"

Un tutt'uno divennero i ricordi di 15 anni fa e quel giovane davanti a lui.
Piangendo, entrambi iniziarono a parlare.
Senza pensare al lavoro lasciato a metà, i due ordinarono panino e birra.
Qualcosa di nuovo e lesto correva ora davanti a loro, ridendo con sicurezza.
Nulla sarebbe stato come prima.

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