Lo ammetto: quando l'ho presa ieri , dopo un sonno di quasi 60 anni, il cuore mi è andato in gola.
Quella corona, ha acceso tutte le mie più recondite fantasie biciclare e anche il cascinaro se ne deve essere accorto, non mollando un centesimo di sconto sulla ruggine che andavo a caricarmi.
"I vecchi proprietari son andati a Mondovì nel '55, è stata vuota fino al '70 quando ho comprato io.In quella soffitta ci andavano le tortore e le galline a dormire, sarò salito salito venti volte se va bene in 40 anni.."
Vecchia è vecchia, assieme alla Prina del'30 che presenterò poi, fanno una bella accoppiata.
I mozzi sono tra i più grandi che abbia visto su una bici R e i cerchi sono strettissimi da corsa.
Ma soffermiamoci sul particolare che mi ha fatto sobbalzare: la corona con le 3 B!
Nodo stringisella, serie sterzo integrata, un tenue bluetto che sbuca da sotto la vernice: ho trovato una Bianchi !
E invece......NO!
Sulle pedivelle, non compare alcuna scritta e nonostante sul mozzo posteriore compaia una flebile scritta corsiva che pare essere il corsivo Bianchi...così non è!
Mi era già capitata una bici del genere nel garage di un appassionato, del tutto simile ad una bianchi..ma non Bianchi!
Il numero di serie, bassissimo, poi, indicherebbe proprio una produzione poco più che artigianale, forse non in concorrenza diretta con la casa Milanese, ma quel che basta per sviare quella..decina di clienti dall'acquisto di una vera Bianchi certificata, per una "copia" certamente meno costosa.
Immaginiamoci la scena.
Un contadino, o magari già un mezzadro, che vuole emanciparsi e desidera la bicicletta.
Che non deve mantenere come il cavallo, che non sporca ed è pure all'ultima moda.
Magari da corsa.
Ma costa troppo.
Magari di Marca, Bianchi, Stucchi o….
Troppi soldi.
“Caro signore, ho quel
che fa per lei.Guardi che meraviglia.Azzurrina, come le Bianchi da Corsa.Guardi
l’ingranaggio, identico, non per nulla costa un patrimonio farcelo arrivare
dalla Lombardia.
E che mozzi, con
grandi sfere per uno scorrimento ottimale.
Ora, signore, guardi
questa Bianchi, autentica: è praticamente identica, non trova? Ebbene, io
gliela vendo alla metà del prezzo, è o non è un affare? E proprio perché e lei,
anche una bella sella da viaggio e un chiarino in vetro posteriore..ma venga
con me in ufficio davanti ad un caffè discuteremo meglio.,..”
Se non proprio in questo modo, così mi immagino l’ipotetica
vendita di questa bici, che se per qualche minuto ha tratto in inganno un
fiutatore di ruggine par mio, avrà potuto sviare l’attenzione di qualche
ciclista di…anta anni fa!
I forcellini posteriori sono corsaioli così come i cerchi
delle ruote da 25 mm utili anche per copertoncino.
I parafanghi, a schiena d’asino, sono dello stesso colore
del telaio, azzurrino , mentre l’ultima porzione di quello posteriore è
ricoperta del bianco panna obbligatorio dal ‘39in poi.
Come dicevo, serie sterzo molto simile alle Bianchi, anche
se i freni fascettati a bacchetta montati dalla Grande casa erano ben diversi da
questi , tipicamente “del commercio”.
Sui mozzi non compare più alcuna scritta, forse una flebile “Invicta”
sul mozzo posteriuore ( atutta prima mi era parsa la scritta Bianchi!) ma di
questo non son sicuro.
Pedivelle e movimento centrale tacciono ( per sempre).
In definitiva, pur non essendo la bici che subito mi era
parsa, rappresenta comunque un bell’esempio se non di plagio, quantomeno di “copiatura”
di alcuni particolari di pregio che consentivano di competere a livello
artigianale e di bassa diffusione con le Case ben più blasonate ma, purtroppo,
anche più care.
Un po’come capiterà decenni più avanti con Fiat/Seat ,
Vespa/Chetak ..etc.
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