martedì 13 gennaio 2015

Tamburina, mandrogna ben frenata!


"........uomini grossi come alberi
che quando cercherai di convincerli
allora lo vedi che, sono proprio di legno..."



Paolo Conte, Diavolo rosso.






Non fu in una cascina e nemmeno per caso.
Avevo meno anni di ora e ben più capelli e me ne andavo a zonzo per un mercatino di moto d'epoca.
Dopo fanali carburatori e dinamo , l'occhio sempre più attento alle bici, mi capita questa ruota col mozzo a tamburo.
"Un mosquito" mi dico.
E no!
Alzo lo sguardo.
E vedo lei.
Grossa, grassa, con un fanalone che spara all'ingiù.
"è vecchia ragazzo, e ben frenata. Hai mai visto dei freni così?"
No, dico io.
Nemmeno io, dice lui.
Però la vende.
E cara pure.
E io ho mio padre dietro che controlla ( ero giovane e capelluto).
Pace.
Faccio un giro, compro qualche ammennicolo da moto, scarto un manubrio da corsa in ferro a pochi euro ( ero sempre giovane, capelluto e ingenuo).
Poi, sulla via del ritrono, mi fermo.
"Vai alla macchina, faccio ancora un giro.
"Compra mica quella bici, sai."
"Ma no, se ti dico."
Le bestemmie che disse in macchina, non le riporto ma le ricordo tutte.
Sono piemontese, e testa di legno.
Pochi mi convincono più di quel che già sono.
Però ero soddisfatto.
E lo sono ancora.
Solo il tirante del freno dissaldato stonava un poco, il resto era lei.
Con una bella decalca 1934 sul canotto e un telaio trugno e robusto da vera piemontese testa di legno.




Non so tuttora la marca né me ne frega più di tanto.
Manco ho pulito i mozzi, ai quali si flangiano i piccoli ma efficaci tamburini.


Che saranno stati montati in seguito da qualche prudente ciclista dell'anteguerra ( non erano da mosquito e mai fu montato su questa bici, altrimenti il carro sottostante avrebbe dei bei segni..)


Forse, più del bel manubrio che comanda i leveraggi lunghissimi come transatlantici o dei parafanghi larghi come una highway americana, amo quel giorno.

Era Giugno, avevo da poco una fidanzata, c'era il sole e sentivo i venti anni scorrere nelle vene.
Mi sentivo vivo.
E quella bici era la ciliegina sulla torta ( che poi ci godiamo sempre più la ciliegina alla fine che la torta, o no?).
Insomma, alla bici ho fatto poco.
Me la son goduta per anni in un angolo del garage , e solo  l'ho un po' pettinata per renderla presentabile.
Sono passati gli anni, lei è più bella e io più stempiato, ma va bene così.
Felice di averla e di provare, per pochi attimi, quando son solo, il brivido della cazzata fatta a venti anni.
( per tacer di bestemmia e di padre ).



2 commenti:

Unknown ha detto...

Bella storia e bella bici. Ti leggo sempre volentieri e anche se non ti scrivo sempre leggo ogni tuo nuovo post che per me è come il foglietto del bacio perugina, o la ciliegina sulla torta. Ciao.

Dr.Galeasso ha detto...

grazie carissimo, è sempre un piacere averti tra i lettori,spero di incontrarti alla prossima bacchettata ( Maggio)a presto andrew