mercoledì 11 novembre 2015

Nobile popolare, Taurus 18 1937

Qui in Piemonte le Taurus han sempre girato poco.
Un po'per la mancanza di concessionari.
Un po' per la rudezza che ci contraddistingue ( un piemontese me lo vedo bene in sella a una Gerbi, meno su di una una Taurus...).
Per questo forse , tra i collezionisti locali, le Taurus, pur essendo sicuramente rispettate, godono di minor considerazione.

Sia come sia in collezione me ne son capitate alcune, per caso o per volontà.
Una di queste è il modello 18 che presento ora.
Il modello 18 era il modello di base della casa milanese, con chiavelle alla guarnitura anziché l'elegante sistema a campana e frenata posteriore esterna.

Il telaio però intriga davvero rispetto ad una produzione più normalizzata, come quella della Bianchi.
I tubi sono schiacciati e rastremati al carro posteriore e...udite ! udite!, nessun dado stringisella ma un expander nel canotto sella.

Massima eleganza per fare risaltare anche il fine telaio a giunzioni invisibili!

Il carter, croce e delizia di ogni taurista, era per una volta completo ed in buono stato, con acnora alloggiata sulla parte alta la farfalla che funge da sportellino per introdurre l'olio per  lubrificare la catena.

Il colore verde oliva, che ha resistito ad anni e anni di abbandono, figura ancora ben elegante quasi 80 anni dopo tra una chiazza e l'altra di sana ruggine.
I pedali sono ancora gli originali, marcati taurus.

Dapprima volevo cimentarmi con cerchioni in legno, ma nonostante la grave ruggine, all'interno ho trovato tracce di colore verde e mi è spiaciuto disperdere quella nobile ferraglia che da così tanto si accompagna assieme!

Ecco che allora i cerchioni da 26 1/2 ( non ballon per una volta) girano ancora allegri con alcuni raggi nuovi addosso!
Completano il tutto una bella sella LUPA anni 30 e un impianto luce anni 30 con dinamo Elios e faro Dansi a vetro giallo, cooredato dall'immancabile gemma in vetro pallinato al posteriore.

C'è da dire che la bici fila bene e leggera , quasi da sportiva, anche le salite con un po' di fiato si affrontano serene.
Non ci ho lasciato comunque il cuore e nonostante un restauro appassionato, da buon piemontese le preferirò le meno famose marche locali.

Per una volta....ubi minor, major cessat!







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