martedì 19 febbraio 2019
Bacchettata 2019 : BRA 5 Maggio!
Come ogni anno torna l'appuntamento braidese per gli amanti della bici a bacchetta e della passeggiata tranquilla.
Quest'anno , la quattordicesima edizione sarà dedicata al grande Guido Saracco " Sarachet", ciclista, poeta e musicista astigiano che amo moltissimo.
Per l'occasione cavalcherò una sua creazione a ballonetto e nella consueta pausa culinaria a metà percorso, oltre a leggere qualcosa......sorpresa!
Il percorso sarà totalmente pianeggiante, classico tragitto Bra- Casa del Bosco-Riva - Bra, circa 15 chilometri in tutto con pausa a metà.
Invito tutti a portare qualcosa da mangiare e da bere da condividere per il pranzo che si farà sulla terrazza di casa mia.
Al pomeriggio chi vorrà e ....sarà ancora sobrio, potrà fare accesso alla mia collezione...un po' impolverata!
Ritrovo a Bra in Piazza Spreitebach, ore 9,00 circa del 5 Maggio
Prego chiunque coglia partecipare di darmi conferma via mail, a.galeasso@libero.it oppure di scrivermi su facebook ( Andrea Galeasso)
Vi aspetto numerosi!!!!
Etichette:
Bacchettata di Primavera,
bici a bacchetta.,
raduni,
Sarachet
venerdì 8 febbraio 2019
Gira che ti rigira.
Fa freddo eppure qualcosa da fuori mi chiama.
La luce del primo crepuscolo balugina incerta sopra i tetti di Bra e lo sguardo di mia madre mentre infilo sciarpa e guanti vale già la strada che farò.
" Col freddo che fa" mi dice.
Sorrido.
Guardandole appese sorrido imbarazzato ma, dico davvero, è dalla sera prima che sento di volerla pedalare.
Sudando come un dannato scarto almeno 8 biciclette prima di togliere dal gancio la vecchia Lygie.
" Freni a tenaglia, gomme giù.." penso .
Una bella gonfiata e qualche pacca di straccio le ridanno il bel vigore che ancora sa offrire.
Uno dei pochi restauri non miei, ma ben fatto: qualcosa da rivedere c'è, più avanti. Magari in primavera, penso, mentre già il viale si fa sotto e le prime luci delle auto sfrecciano anonime verso chissà dove.
Pedalo e so già che andare a fare la commissione è solo una scusa e so ancor meglio come allungare a bella posta il tragitto.
Mille anni che non pedalo eppure la gioia è sempre lei; solo la fatica si sente : gioia pur essa.
Gira che ti rigira tra i dedali che ho amato e ancora desidero finisco sempre al vecchio mercato del bestiame, dove da piccolissimo osservavo le vecchie bici appoggiate alle traverse e mi specchiavo nelle gemme impolverate misurando la mia piccolezza rispetto ai copertoni altissimi.
" Ero piccolo" penso appoggiando la Lygie.
Mi siedo.
Intorno molto è cambiato e molto cambierà ancora, ma se qualcosa vorrei conservare è proprio quella piazza con la terra e i giocatori di bocce e anche le bestemmie e le cappelline d'estate e le canottiere sudate.
Paesani muoiono a frotte e nuova gente e nuove culture prendono piede nella città: il mondo fila così.
Pure, perché tutto scorra senza rancori e senza troppe rabbie, qualcosa dovrà restare, qualcosa che dia senso e continuità a ciò che fummo per farci migliori e più fermi in ciò che saremo.
Queste e molte altre cose ho pensato, pedalando dopo i cinque minuti di allegra nostalgia sotto quel portico di cemento, tra la polvere ghiacciata di una piazza che non muore.
La bicicletta di queste cose se ne infischia altamente e scorre lieta sugli asfalti in pendenza che mi riporteranno a casa, sudato .
Mia madre, compassionevole, studierà con un'occhiata i miei sudori e, porgendomi qualcosa di caldo sarà lesta a dirmi: gira che ti rigira.
La luce del primo crepuscolo balugina incerta sopra i tetti di Bra e lo sguardo di mia madre mentre infilo sciarpa e guanti vale già la strada che farò.
" Col freddo che fa" mi dice.
Sorrido.
Guardandole appese sorrido imbarazzato ma, dico davvero, è dalla sera prima che sento di volerla pedalare.
Sudando come un dannato scarto almeno 8 biciclette prima di togliere dal gancio la vecchia Lygie.
" Freni a tenaglia, gomme giù.." penso .
Una bella gonfiata e qualche pacca di straccio le ridanno il bel vigore che ancora sa offrire.
Uno dei pochi restauri non miei, ma ben fatto: qualcosa da rivedere c'è, più avanti. Magari in primavera, penso, mentre già il viale si fa sotto e le prime luci delle auto sfrecciano anonime verso chissà dove.
Pedalo e so già che andare a fare la commissione è solo una scusa e so ancor meglio come allungare a bella posta il tragitto.
Mille anni che non pedalo eppure la gioia è sempre lei; solo la fatica si sente : gioia pur essa.
Gira che ti rigira tra i dedali che ho amato e ancora desidero finisco sempre al vecchio mercato del bestiame, dove da piccolissimo osservavo le vecchie bici appoggiate alle traverse e mi specchiavo nelle gemme impolverate misurando la mia piccolezza rispetto ai copertoni altissimi.
" Ero piccolo" penso appoggiando la Lygie.
Mi siedo.
Intorno molto è cambiato e molto cambierà ancora, ma se qualcosa vorrei conservare è proprio quella piazza con la terra e i giocatori di bocce e anche le bestemmie e le cappelline d'estate e le canottiere sudate.
Paesani muoiono a frotte e nuova gente e nuove culture prendono piede nella città: il mondo fila così.
Pure, perché tutto scorra senza rancori e senza troppe rabbie, qualcosa dovrà restare, qualcosa che dia senso e continuità a ciò che fummo per farci migliori e più fermi in ciò che saremo.
Queste e molte altre cose ho pensato, pedalando dopo i cinque minuti di allegra nostalgia sotto quel portico di cemento, tra la polvere ghiacciata di una piazza che non muore.
La bicicletta di queste cose se ne infischia altamente e scorre lieta sugli asfalti in pendenza che mi riporteranno a casa, sudato .
Mia madre, compassionevole, studierà con un'occhiata i miei sudori e, porgendomi qualcosa di caldo sarà lesta a dirmi: gira che ti rigira.
martedì 5 febbraio 2019
Peggio di Prina.
Mille secoli fa pubblicai un post relativo all'eccezionale ritrovamento di una Prina del 1947 ( Meglio di Prina).
Oggi presento i resti di quel che fino a poche settimane fa furono le spoglie mortali di una magnifica Prina ballon anni 40.
Purtroppo le mani folli del solito commerciantucolo di turno hanno violato e malmenato quel che gli anni avevano conservato discretamente.
Novello tombarolo da strapazzo, il de cuius ha nell'ordine:
-tagliato col flessibile il raro carter tipo taurus
- eliminato pedivelle e pedali
- tagliato col flessibile il portafaro ( costava tanto togliere una vite? )
-quasi tagliato il manubrio per togliere il campanello ( ci giuro, marcato Prina).
Non ancora ebbro della follia prinicida ha poi strappato la dinamo e la gemma posteriore , salvando per fortuna la sella marcata prina.
Con la pena nel cuore attendo che qualche colpo di fortuna salvi i poveri resti strappati alla morsa della pressa, anche se di lacrime, per l'amaro prinicidio, ne ho versate parecchie....
Etichette:
balloncina,
bici a bacchetta,
freni interni,
Prina,
ritrovamenti
Iscriviti a:
Post (Atom)