venerdì 8 febbraio 2019

Gira che ti rigira.

Fa freddo eppure qualcosa da fuori mi chiama.
La luce del primo crepuscolo balugina incerta sopra i tetti di Bra e lo sguardo di mia madre mentre infilo sciarpa e guanti vale già la strada che farò.
" Col freddo che fa" mi dice.
Sorrido.
Guardandole appese  sorrido imbarazzato ma, dico davvero, è dalla sera prima che sento di volerla pedalare.
Sudando come un dannato scarto almeno 8 biciclette prima di togliere dal gancio la vecchia Lygie.
" Freni a tenaglia, gomme giù.." penso .
Una bella gonfiata e qualche pacca di straccio le ridanno il bel vigore  che ancora sa offrire.
Uno dei pochi restauri non miei, ma ben fatto: qualcosa da rivedere c'è,  più avanti. Magari in primavera, penso, mentre già il viale si fa sotto e le prime luci delle auto sfrecciano anonime verso chissà dove.
Pedalo e so già che andare a fare la commissione è solo una scusa e so ancor meglio  come allungare a bella posta il tragitto.
Mille anni che non pedalo eppure la gioia è sempre lei; solo la fatica si sente : gioia pur essa.
Gira che ti rigira tra i dedali che ho amato e ancora desidero finisco sempre al vecchio mercato del bestiame, dove da piccolissimo osservavo le vecchie bici appoggiate alle traverse e mi specchiavo nelle gemme impolverate misurando la mia piccolezza rispetto ai copertoni altissimi.
" Ero piccolo" penso appoggiando la Lygie.
Mi siedo.
Intorno molto è cambiato e molto cambierà ancora, ma se qualcosa vorrei conservare è proprio quella piazza con la terra e i giocatori di bocce e anche le bestemmie e le cappelline d'estate e le canottiere sudate.
Paesani muoiono a frotte e nuova gente e nuove culture  prendono piede nella città: il mondo fila così.
Pure, perché tutto scorra senza rancori e senza troppe rabbie, qualcosa dovrà restare, qualcosa che dia senso e continuità a ciò che fummo per farci migliori e più fermi in ciò che saremo.
Queste e molte altre cose ho pensato, pedalando dopo i cinque minuti di allegra nostalgia sotto quel portico di cemento, tra la polvere ghiacciata di una piazza che non muore.
La bicicletta di queste cose se ne infischia altamente e scorre lieta sugli asfalti in pendenza che mi riporteranno a casa, sudato .
Mia madre, compassionevole, studierà con un'occhiata i miei sudori e, porgendomi qualcosa di caldo sarà lesta a dirmi: gira che ti rigira.



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