Cominciò a lavorarmi che ci conoscevamo da cinque minuti, sulla porta del treno.
Cappello orrendo ma gran parlata, con quello sguardo di chi ti vede già fottuto in partenza.
Mi andava via di domande come il treno che ci portava, e io divertito stavo al gioco senza tanto fare o non fare.
Non sapevo ancora del giorno dopo sotto la pioggia, a passeggio sotto il parapioggino con lei che continua di rimandi e io sul filosofico cavandomela bene.
Non sapevo manco della sera dopo, quando le vidi i seni maestosi in controluce che pareva una statua, mentre mi cavalcava con maestria e una certa classe.
Anche allora mi lavorò, o fui io a lavorare non volendolo, fatto sta che mi divertii abbastanza e mi sarebbe piaciuto di rivederla.
Non sapevo ancora se sarebbe stato solo per saltare una volta su per le trippe, ma lo faceva bene e più che mai, nel buio della notte, mi venne il ticchio di assaggiarla di nuovo.
Fu lei ad assaggiare me, con passione gusto e volontà.
Io lasciavo fare perchè sembrava buona del mestiere e la sua bocca era quel che Dio fece.
Per un po' ne fui anche innamorato, amore immediato senza preamboli.
Le chiesi se lo fosse anche lei, per caso, ma coglionandomi con un sorriso continuò con l'ambaradan.
Ci sapeva proprio fare.
2 commenti:
excuse me girl, do you like arpino?
She likes Pavese, much more...
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