Era venuta una sera d'estate, in cui la serranda dell'officinetta restava aperta fino a tardi per godere della frescura notturna.
Qualcuno doveva averle detto di me che riparavo cose vecchie per passione e non lucro, e forse anche bene, chissà.
Nella penombra riconobbi prima la frenatura interna, poi le sue lunghe gambe maestose guarnite da una gonnellina svolazzante e semplice in tulle viola.
Lì per lì rimasi incantato con la chiave del 13 in mano e lo sguardo perso tra il nero del cannotto, ma proprio nero senza alcuna bacchetta cromata o filo e la sua scollatura impreziosita da un merletto delizioso.
Nero.
"Scusa se ti disturbo a quest'ora.So che ti interessano vecchie bici e ho pensato di portarti a vedere questa.Piacere, io sono Gemma."
Istintivo l'occhio si buttava a capofitto al di dietro, dove uno sberluccichio tenue faceva capolino imbarazzato e timido.
"Bianchi Impero!Voglio dire, piacere, Andrea"
"Ma che bravo!Come hai fatto a capire che è una Bianchi?Alllora te ne intendi davvero come dicono.Mi ha dato il tuo indirizzo Sergio, tu sai chi è vero?"
"Come no.Bravo ragazzo.Come mai me l'hai portata?"
"Devo sgomberare il garage, e piuttosto di gettarla preferisco darla a qualcuno che se ne prenda cura.."
Fu in quel momento che le budella m'andarono in gomitolo davvero, e non fu solo per la Murazzano al Barbera che avevo appena mangiato.
Una Bianchi Impero.
Il sogno di una collezione.
Nera e bella.
Bella, appunto.
"Liberartene?Perchè mai?Una bici così bella va curata e tenuta non in garage, ma nella stanza da letto."
"Addirittura!Mio papà l'avrebbe già buttata da mesi..Ma se non ti interessa la darò a qualcun altro.."
"Davvero non vuoi tenerla?Magari è un ricordo.."
"Si era del nonno, poverino.Lui è morto dieci anni fa, ero piccola.."
" Allora curala, amala in suo ricordo.Se vorrai, ti aiuterò a rimetterla in sesto.."
"Non saprei dove metterla.Davvero, prendila.Dammi quello che ti sembra giusto."
Se fossi stato Humprey Bogart o robe del genere, l'avrei baciata e me ne sarei scappato con la Impero.
Come minimo.
Ma il suo sorriso sfida queli tubi senza congiunzioni visibili.
La sua pienezza contrasta così bene con l 'assenza delle bacchette che separarle, sarebbe delitto.
Sudo freddo.
"No, se vuoi vieni qui alla sera e insieme troveremo la soluzione.Vorrei che continuasse a essere tua.E bella. "
"Va bene. Mi hai convinto.Verrò forse al venerdì. Questo è il numero.Ma la bici la lascio qui, per ora."
Col venerdi arriva il martedì, il giovedì, la notte insieme, il grasso sui cuscinetti, i copertoni nuovi sui cerchi da 28.
E le parole nel buio soffuso rotto solo dalla lampadina in alto, circondata dai moschini.
In quelle sere imparasti il pregio della frenatura interna Bianchi, l'eredità della Super R, la mia passione, il tuo amore per l'Arte e il Teatro.
Poi venne la Sera.
La Prova.
Eravamo emozionati come due bambini, tu con il tuo gioiello luccicante e ingrassato, sempre bella nella tua abbronzatura, io con la cugina Smeraldo, meno blasonata, ma altrettanto felice di esserci.
I Radius mandano più luce di un sole a mezzogiorno e la frescura ammanta il tuo abitino bianco.
Vicino alla bialera scendiamo ad ammirare le stelle e tra il gracidare delle rane mi abbracci, inaspettata.
Desiderata.
Le mie mani ti toccano, ti accarezzano e ti desiderano.
La tua pelle scorre sotto la mie mani incallite , vellutata.
"Allora, come va questa bicicletta, signor meccanico?"
"Liscia.Liscia come l'olio."
Qualcuno doveva averle detto di me che riparavo cose vecchie per passione e non lucro, e forse anche bene, chissà.
Nella penombra riconobbi prima la frenatura interna, poi le sue lunghe gambe maestose guarnite da una gonnellina svolazzante e semplice in tulle viola.
Lì per lì rimasi incantato con la chiave del 13 in mano e lo sguardo perso tra il nero del cannotto, ma proprio nero senza alcuna bacchetta cromata o filo e la sua scollatura impreziosita da un merletto delizioso.
Nero.
"Scusa se ti disturbo a quest'ora.So che ti interessano vecchie bici e ho pensato di portarti a vedere questa.Piacere, io sono Gemma."
Istintivo l'occhio si buttava a capofitto al di dietro, dove uno sberluccichio tenue faceva capolino imbarazzato e timido.
"Bianchi Impero!Voglio dire, piacere, Andrea"
"Ma che bravo!Come hai fatto a capire che è una Bianchi?Alllora te ne intendi davvero come dicono.Mi ha dato il tuo indirizzo Sergio, tu sai chi è vero?"
"Come no.Bravo ragazzo.Come mai me l'hai portata?"
"Devo sgomberare il garage, e piuttosto di gettarla preferisco darla a qualcuno che se ne prenda cura.."
Fu in quel momento che le budella m'andarono in gomitolo davvero, e non fu solo per la Murazzano al Barbera che avevo appena mangiato.
Una Bianchi Impero.
Il sogno di una collezione.
Nera e bella.
Bella, appunto.
"Liberartene?Perchè mai?Una bici così bella va curata e tenuta non in garage, ma nella stanza da letto."
"Addirittura!Mio papà l'avrebbe già buttata da mesi..Ma se non ti interessa la darò a qualcun altro.."
"Davvero non vuoi tenerla?Magari è un ricordo.."
"Si era del nonno, poverino.Lui è morto dieci anni fa, ero piccola.."
" Allora curala, amala in suo ricordo.Se vorrai, ti aiuterò a rimetterla in sesto.."
"Non saprei dove metterla.Davvero, prendila.Dammi quello che ti sembra giusto."
Se fossi stato Humprey Bogart o robe del genere, l'avrei baciata e me ne sarei scappato con la Impero.
Come minimo.
Ma il suo sorriso sfida queli tubi senza congiunzioni visibili.
La sua pienezza contrasta così bene con l 'assenza delle bacchette che separarle, sarebbe delitto.
Sudo freddo.
"No, se vuoi vieni qui alla sera e insieme troveremo la soluzione.Vorrei che continuasse a essere tua.E bella. "
"Va bene. Mi hai convinto.Verrò forse al venerdì. Questo è il numero.Ma la bici la lascio qui, per ora."
Col venerdi arriva il martedì, il giovedì, la notte insieme, il grasso sui cuscinetti, i copertoni nuovi sui cerchi da 28.
E le parole nel buio soffuso rotto solo dalla lampadina in alto, circondata dai moschini.
In quelle sere imparasti il pregio della frenatura interna Bianchi, l'eredità della Super R, la mia passione, il tuo amore per l'Arte e il Teatro.
Poi venne la Sera.
La Prova.
Eravamo emozionati come due bambini, tu con il tuo gioiello luccicante e ingrassato, sempre bella nella tua abbronzatura, io con la cugina Smeraldo, meno blasonata, ma altrettanto felice di esserci.
I Radius mandano più luce di un sole a mezzogiorno e la frescura ammanta il tuo abitino bianco.
Vicino alla bialera scendiamo ad ammirare le stelle e tra il gracidare delle rane mi abbracci, inaspettata.
Desiderata.
Le mie mani ti toccano, ti accarezzano e ti desiderano.
La tua pelle scorre sotto la mie mani incallite , vellutata.
"Allora, come va questa bicicletta, signor meccanico?"
"Liscia.Liscia come l'olio."