giovedì 13 marzo 2008

Cicloricordi.


Magari qualcuno vedendo il mio album flickr Ciclobacchetta può pensare che la mia sia una passione decennale.

Non è così.

Bizzarramente le vecchie bacchette sono entrate a far parte della mia vita da poco.

Prima erano relegate in un angolo a favore delle ben più ambite motociclette.

Magari ne salvavo qualcuna così, tanto perchè sembrava davvero vecchia.

O ne regalavo altre tanto per togliermele.

Poi le moto iniziano a non più starci tutte nei garage.

E cambiare un poco fa bene.

Così inizia a instaurarsi lento il germe della malattia che mi porterà ad averne in meno di due anni una sessantina.

E se il mio occhio clinico a portici e garage era già allenato da una quinicina d'anni di caccia spietata alle motociclette, ora continua con loro.

Alcune sono arrivate in stato poco meno che cadaverico.

Come la Burdese, che vedevo dal bordo strada giacere abbandonata col manubrio rotto in due pezzi in mezzo a un cumulo di ferro arrugginito, finchè non mi son fatto coraggioso e l'ho recalamata all'anziano proprietario casciniere che un po'stranito me l'ha donata.

"Abbiamo consegnato latte e uova per quaranta anni.Dopo tanto riposo almeno tornerà come nuova"mi disse.

La faccia che fece il giorno che gliela presentai funzionante si, ma solo spennellata a nafta!

Oppure quella balloncina che mi accompagnò per chilometri quelle notti dopo che lei mi volle abbandonare.

Eravamo nel buio della campagna io, lei, e il frusciare monotono ma amico della dinamo Dansi, il cui fascetto di luce del fanale sull'asfalto illuminava le lacrime che versavo triste.

O quei giri in primavera che prestò tornerò a fare, allegri e spensierati sulle stradicciuole sterrate, in cui per una volta chissenefrega del fango e delle buche.

Con loro che paiono ridere appoggiate ai fossi o agli alberi, di nuovo vive ancora una volta.

Ecco, io esagero nel proiettare, ma sento proprio questo loro ringraziarmi, ad ogni oliata e ogni ripulita che do loro, ogni volta che le provo di nuovo e le sento belle rullanti dopo decenni di abbandono.

Anche se non le rivernicio.

Anche se a volte manco le spolvero, perchè, a volte, quella non è banale polvere della Repubblica, ma polvere presa magari durante la guerra, per sfuggire ai tedeschi.

Come la Bianchi del 1942 che fu di un muio zio partigiano, e che abbandonò nel 45 in una soffitta per poi andarsene a far fortuna a Genova.

Anche se a qualcuno possono fare schifo, cosi tutte arrugginite e acciaccate.

Ma avete mai visto una novantenne top model?

Non avranno un motore, è vero, ma nessuno potrà negare il senso di importanza che si ha quando si cavalca una bella bacchetta .

Un tizio una volta diceva: "Quando cavalco una Guzzi, io mi sento qualcuno".

Ecco, io allo stesso modo, quando cavalco una bici a bacchetta, mi sento bene.

E scusate se è poco.



2 commenti:

Mayno ha detto...

Imaggine e parole traboccanti di passione.. son fortunate le biciclette che raccogli! Quando vai per strade ghiaiose, fammi un fischio: appendo un po' di ruggine alla gruccia del treno e vengo ad aiutarti a fare polvere..

Dr.Galeasso ha detto...

senz altro capiterà presto...

conq ueste giornate ci son chilometri di strade praticamente bianche in cui le nostre amate stanno da pascià..

apresto^_^