domenica 13 settembre 2009

Lavorare, stanca.


Era in uno dei famosi blocchi che molti collezionisti conoscono(e anche le loro mogli..).
Uno dei blocchi in cui cosa c'è c'è, e se ne capita una seminascosta in un angolo, massì prendi anche quella che me la tolgli.
"Ha il contropedale dietro, l'unica cosa che si salva.Aveva dei bei parafanghi ottone, ma vuoi metterti lì a salvarli?bho, fai te.."
Ruote inchiodate, arrugginite al top.
Copertoni incollati ai parafanghi, dopo i tanti anni al sole e alla pioggia.
Sella vissuta con rattoppi di vestiti vari.
Portatala a casa con altra nobile ferraglia, non so perchè, mi misi a studiare lei sola, lasciando alle blasonate il tempo che verrà.
Smontare ruota dietro, chiave 15, tagliare i raggi, prendere mozzo e buttare?
Uno sguardo.
Quella sella.
Quel manubrio.
La scritta Gnutti su serie sterzo, movimento e mozzo anteriore.
Parafanghi in ottone.
Al diavolo la ragione, la metto sul cavalletto.
E scopro la scritta in caratteri cinesi "Cicli Lamarinara Celio, Asti".
Mandrogna, ovvio.
Con la bella forcella in fusione tipo taurus che mai vite di freneria ha forato.
Lucida, lava smonta rimonta, sruggina , intòssicati, sputa, raddrizza raddrizza raddrizza!,olia olia,ed eccola qui.
Il frutto del signor Celio ancora vivo.
Chi sa cosa ne è stato di lui, del suo lavoro.
Magari qualche amico astigiano ne saprà di più..
Non è più bella e lucida come in quel 1949 ancora caldo di guerra e ricco di voglia di vivere e fare, ma con la sua patina ti parla al primo ammiccamento.
La sella ho voluto che fosse rigorosamente autentica e vissuta, la stessa degli anni in cui, ne son certo, ha portato ussara alla fabbrica il suo operaio.
Che le avrà anche voluto bene, ma la moto o la 500 sono un'altra cosa.
Ora, dopo anni di forzato riposo, una nuova vita l'attende.
In collina, su per le rive, per allenare polpacci che troppo poco scalano rive.
Il contropedale contropedala ancora, la luce illumina fioca le stradine a tiraculo che si perdono intorno a casa, all'imbrunire.
Pedalare da quelle parti, con ferri simili, è fine arte masochista e stakanovista.
Se la ride lei, che sa, e bene, quanto lavorare stanchi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

mi scuso, da astigiano, per l'intervento tardivo...solo per dire che hai fatto bene Andrea a crederci: Cicli La Marinara era una mitica bottega da ciclista in vita fino agli ultimi anni 70, Celio, ex corridore si mise a produrre cicli 'operai' che ancora scorrono per le vie del centro, da lui e da quel cortile in pietra nelle vicinanze di palazzo Alfieri proviene la mia prima bicicletta (una Gerbi 16 da cross...) ciao

Dr.Galeasso ha detto...

ma grazie, è una bella testimonianza!!son contento che ci siano altre bici di questa marca in giro..
grazie per le news un saluto andre ciclobacchetta