venerdì 7 marzo 2014

Vecchia signora: Wolsit modello 55, 1926




Vecchia signora, appoggiata con noncuranza ad una piglia dietro a cianfrusaglie d’ogni sorta, sotto lo sguardo di ignari passanti che ignorano ciò che sei, chi ti fece , cosa resta di te?

Sfanalata e decarterata pari l’ombra d’un passato che fu gaio e ricco di avventura ( la vernice è logora  e frusta e la catena ha ben girato sulle corone).



La sella è un mio dono, per dirti Buongiorno e augurarti nuova vita e nuove strade, silenziosa su quei bei Pirelli Stella da 3/8 che molto ti s’addicono.



Eppure chi ti ebbe molto ti amò, preservando addirittura i pattini dei freni e quelle alette ai parafanghi che tanto t’aggraziano.

I pedali paiono tuoi da sempre, marchiati Wolsit su quasi tutti i gommini ( o tempora, o mores, quando tutto si riparava e il costo era un ostacolo).


Cerchi stretti, R, così stretti da fare dire a me, vecchio malato di ruggine, al cinico venditore ch’erano sostituiti, che erano troppo stretti.


Ma quei mozzi.


32- 40, una combinazione che strugge l’appassionato e che deve essere sfuggita ai vecchi lupi della mattinata.

Destino forse.

Chissà, saresti finita sbranata dalle tenaglie del facile guadagno e forse quei mozzi avrebbero equipaggiato nobile e corsaiola rumenteria.


Ancora lì , sono.

Ben oliati, lucidati, incerati quel che basta per farti vezzo colle compagne di mostra museale, che, beffarde nei loro carter non oseran che dirti: benvenuta, vecchia signora.

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