Di moto ne ho tante. Grandi, piccole, più vecchie, meno vecchie. Alcune da corsa e veloci, altre pacifiche trottapiano ma egualmente carismatiche. Ne ho raccolte tante, le amo tutte.
Eppure, eppure.
Ogni tanto, quando qualcuno non mi fa la fatidica domanda, capita di pensarci.
" Qual è la mia preferita?"
Dubbi, in questo caso, ne ho pochi.
Domenica scorsa me la sono portata ( anzi ri-portata) alla salita di Montemale .
Come ogni anno.
Da quando decisi, dopo anni di desiderio, di crearmi una replica abbastanza credibile del Benelli da corsa degli anni 50.
Moto che pochissimi conoscono.
Motore indistruttibile, 4 marce a mano, megafono libero come tutte le vere Benelli 48 da corsa.
Leggera, essenziale, col parafango alla Ambrosini che sembra fendere l'aria anche da ferma.
Tornando al discorso, assieme a lei ogni volta porto qualche avvenente moto della raccolta, magari blasonata come la monoalbero 250 dell'anno passato.
Moto godibili, emozionanti.
Eppure, eppure.
Sorrido come un bambino quando, nel baccano delle moto in coda, tutti si voltano per capire donde provenga quel frastuono tanto atipico.
Perché è un suono talmente dimenticato da far sorridere , prima di allontanarsene.
E se qualcuno si avvicina e, per un momento, capisce e ti capisce, allora anche tu capisci che è uno che se ne intende, e che quei pochi secondi accanto allo scarico apertissimo li state condividendo e centellinando.
E poi c'è la partenza.
Col gas aperto, la prima innestata e il contorno fumigante alla mago merlino, i giovanotti con gli occhi di fuori e le mani sulle orecchie.
E poi vedi la bandiera e la strada che si fa sempre più lesta e la seconda e la terza e se ci scappa anche la quarta.
Se non scappa, dal selettore.
Pubblico ce n'è pochino, quest'anno. Ma basta.
Perché, forse stanco delle solite quattro cilindri e delle moto da duecentocomeridere, vedersi arrivare il de cuius a ...quaranta all'ora tutto concentrato su cambio e frizione, è una scena d'altri tempi.
E intanto le curve si fanno più strette e giocando col cambio parlo sempre più spesso al motore, al cilindro arroventato, pregandolo di non grippare, che all'arrivo ci sarà altra miscela , più grassa se lo desidera.
Sull'ultimo rettifilo in piena salita, con la seconda che..basta e avanza, pare che tutta l'energia e tutta la gioia di vivere passino per la mente e sfoghino in quel megafono e i sorrisi del pubblico, genuini, ti fanno capire che quello che stai cavalcando non è neppure una moto, ma un avvenimento.
Saperlo così tuo, così intimo eppure così pubblico, fa si che ogni volta che il piccolo e generoso motore urla nel frastuono dei muri in pietra, scateni poche lacrime di pura gioia, di felicità estrema.
Queste e molte altre cose sono questo Benellino, ma nessuno le saprà mai.
Accarezzandolo, mentre il motore arroventato chiede riposo e frescura, gli sussurro sempre, lieve: resti tra noi.
martedì 16 luglio 2019
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