martedì 24 novembre 2009

Per gioco.



Tutto ciò che faccio di bello nella vita, come spero anche voialtri, lo faccio in genere per divertimento e per gioco.
Il mio mestiere di Psicologo, lo scrivere, il raccogliere e restaurare bici .
Se non provo almeno un briciolo di divertimento, passo .
Ora succede che a volte il demone del gioco prenda nei momenti più disparati e nei casi più bizzarri.
Mettete una Legnano priva degli orpelli Legnano, come carter, mozzi, pedivelle etc, ridotta allo stato di rottame.
Mettetele anche un manubrio bello stortignaccolo da raddrizzare.
Mettete il cassetto dei ricambi Legnano bello imballato, con tanto di fanale posteriore marcato e carter a mezza pistola aperto.
Mettete tutto questo insieme ed ecco la madamina in foto qui sopra.
Tocco finale , lo splendido stemma di ottone sul cannotto di sterzo e una coppia dinamo faro marcati Aprilia.
Modesto valore storico, alto di uso(fila che è una meraviglia).
Ma volete mettere la soddisfazione di averne salvata un'altra?
Per gioco, ovviamente.

10 commenti:

Stefano 89 ha detto...

Ah sei psicologo...!!

Hai fatto bene a salvarla, l'importante è divertirsi e salvare le testimonianze del passato...!! ;-)

Ciao ciao!!

Cecio ha detto...

Non riesco proprio ad immaginare una passione,soprattutto quella per le bici d'epoca,senza divertimento.
A volte se penso a tutto ciò che ho speso per loro fino ad ora,in tempo e denaro,soffro,ma mi basta guardarle per capire che ne è valsa la pena.

Dr.Galeasso ha detto...

Guarda, vedo troppi commercianti di moto e bici senza un briciolo di passione ma solo con voglie di danaro..
Arricchire va bene, ma secondo me la richhezzaa più grande è la soddisfazione e la condivisione del patrimonio culturale che noi giovani abbiamo tra le mani..

Unknown ha detto...

Parole sante! Per un appassionato l'importante è divertirsi e "godere" alla vista del risultato e del lavoro fatto (come dice Cecio)!
Essere un appassionato e essere un commerciante di questi ferri credo proprio sia una cosa ben diversa...

Anonimo ha detto...

Perchè non potrebbero convivere le due anime di "appassionato" e "commerciante" ? Non può esistere e non è ugualmente degna la figura del commerciante che comunque rimette in strada dei ferrivecchi a beneficio di coloro che le comprano ? Che forse l'amore del semplice appassionato avrebbe un valore diverso rispetto a quello del commerciante, la cura verso l'oggetto necessariamente diversa e superiore ? Trovo bizzarra questa presunzione e anche un tantino radical chic, no ?

paracorto

Dr.Galeasso ha detto...

Trovo la considerazione di paracorto molto interessante, il mio dualismo può essere a giusta cagione tacciato di monismo, e la tua attività ne è una prova.
Epistemologicamente è possibile contemplare l'attività di amatore e restauratore,ma d'altro canto esiste una schiera di commercianti che non ama le bici ma le tratta a soli scopi commerciali, tralasciando tutto l'aspetto romantico del restauro e della parte culturale.
Lunga vita e molti appalusi dunque a chi come te contribuisce a rimettere in strada preziosi cimeli, sia pur separandosene dopo il restauro.
Di sicuro, tra una ventina di bici, dovrò prendere qualche ripetizione da te..
un saluto
andrea

Anonimo ha detto...

La perfetta comprensione della questione fa onore al tuo livello culturale. Fermo restando che è indubbia la presenza di mille maneggioni pronti a sfruttare le altrui debolezze, sull'altra sponda si attestano altrettanti talebani della "ruggine-conservata-ad-ogni-costo-altrimenti-non-vale" e francamente trovo la posizione altrettanto ottusa. Per il resto, non credo proprio che tu abbia alcunchè da imparare dal bottegaio paracorto.
ciao
Marco

Anonimo ha detto...

fratelli di bici,
a proposito di Legnano.
Dite con quel pazzo che posteggia una Legnano, leve del freno marcate !, tutti i giorni, fuori dalla stazione, di smetterla !
C'è gente che non sa su quello che pedala !

Dr.Galeasso ha detto...

restauro motociclette da quasi 20 anni, iniziai verso i 10 , e sbagli ne ho fatti parecchi.
Ma è giusto così.
Riverniciavo qualsiasi cosa per il gusto di veder rifiorarire, e ancora non sapevo la differenza tra Restauro e Rinnovo.
Dopo qualche decina di c....te , ho appreso negli anni la difficile arte del Restauro, che io intendo col più generico intervento del riportare alle origini.
Si capisce che c'è mezzo e mezzo, e qui si arroccano le posizioni talebane di cui si accennava sopra: conservo o rivernicio?
Per mio puro gusto estetico personale, tutto è opinabile, mi esimo il più possibile da intervenire con riverniciature e cromature, ma lodo chi lo fa solo e solo se il mezzo lo richiede.
Amo le tracce di ruggine e gli sfregamenti dovuti all'uso.
Amo quei filetti che corrono corrono, e vanno aperdersi fievoli nel logorio del tempo.
Potremmo parlarne per ore, sto scrivendo qualcosa sul tema, ma terminerà tra qualche anno.
Per quanto riguarda l'imparare , non conosco uomo che non ne abbisogni.
Io, nel mio piccolo, non so vendere, non lo concepisco proprio, ma è un mio gran difetto, e proprio di ciò avrò bisogno di severe lezioni..
Augurandomi che questa conversazioncella prosegua e sfoci in nuovi e rigogliosi apprendimenti reciproci.
Andre ciclobacchetta

Anonimo ha detto...

Non sempre adotto il metodo del restauro totale, non è difficile rendersene conto alla prima occhiata dei mio album. Se il mezzo è conservabile, se chi lo ha posseduto ne ha avuto cura nel tempo e le ingiurie non si rivelano irreversibili è corretto che il procedimento di conservazione prosegua. A questo punto però si innesca una variabile importante, un qualcosa che a mio parere rende profondamente diversi un antico mobile da un’antica bicicletta: il mobile non deve portare persone a spasso per le strade in mezzo al traffico, se gli cede una zampa mangiata dai tarli male che vada rompi un vaso, ma se cede la bacchetta di un freno bene che vada voli per le terre. E’ per questo che in qualsiasi bicicletta che prendo per le mani la cosa da fare - SEMPRE - è lo smontaggio completo, il controllo e la pulizia di ogni più piccolo particolare fino all’ultima nipple. Tutto quello che è salvabile sarà salvato, tutto quello che compromette l’efficienza o la sicurezza o persino l’esistenza stessa del veicolo negli anni a venire sarà immancabilmente sostituito con parti di ricambio adeguate alla bisogna. Questa la mia filosofia di lavoro - e bada bene, ho usato la parola lavoro non a caso, perché spesso questo termine non credo sia gran che gradito a taluni. Nella mia breve esperienza presso presunti e riveriti “collezionisti” ho visto interi capannoni di biciclette ammassate una sopra all’altra, biciclette sulle quali nessuno da anni ha mai messo mano e probabilmente nessuno mai ce le metterà. Che senso ha tutto questo, quale amore verso l’antico vorrebbe così dimostrarsi, che fine fanno allora tutti i rotondi discorsi sul voler tramandare alle generazioni future l’antico sapere ? Te lo dico io, it’s just business, diciamo le cose come stanno, è un investimento come un altro, esattamente o forse anche peggio del mio che compro per rivendere ma almeno solo dopo averci lasciato i polpastrelli e le unghie su quei telai. Oppure, nella migliore delle ipotesi, è solo l’insano desiderio di “possedere”… ma allora di questo passo potrei persino arrivare a definire il collezionismo una patologia e non vorrei che così qualcuno si sentisse offeso. Per la cronaca, prima di dedicarmi alle biciclette, ho restaurato mobili antichi per anni e sempre per hobby; anche allora mi capitava di decidere di conservare anziché ripristinare, ma i tarli era sempre meglio farli fuori. Perché, esattamente come la ruggine sul ferro, non aiutano l’oggetto ad andare molto lontano.

Alla prossima interessante puntata….

paracorto bottegaio