venerdì 9 ottobre 2015

Io non seguo, supero!

La moglie giaceva davanti a lui, nel letto di ospedale.
Stupidamente ferma ed ostinatamente sorridente nel rigore della morte.
"Ancora due mesi, tre se va bene" gli disse il Gran Professore dopo la visita in ospedale.
Chiara non era fessa e aveva capito tutto.
Il pianto che fece in auto poco dopo mise fine a qualsiasi discorso.
Fedele al loro stile di vita non si sarebbe curata ma avrebbe vissuto al massimo ciò che immaginava le restasse da vivere.
Angelo avrebbe organizzato un viaggio con degli amici: niente di fuorivia , un bel viaggio nel sud Italia che lei tanto amava.
E proprio al ritorno dal viaggio, il peggioramento, la crisi e la falce che non perdona.
Ora davanti all'ancor bella moglie sdraiata nella bara, Angelo pensava a tutto ciò che di bello erano stati gli anni che li avevano uniti.
I bei viaggi, la casa che si erano studiati a tavolino essendo entrambi brillanti architetti.
Non avendo mai avuto bambini si erano goduti quella malinconia di stanza vuota riempendola con ciò che di bello la vita offriva e no, no davvero, nessun rimpianto per nulla.
Davanti agli amici che si accalcavano contriti opponeva un sorriso quasi demoniaco che molti scambiavano per crisi di nervi.
In realtà Angelo ricordava con fermezza ed assoluta volontà uno dei momenti più belli della loro vita insieme: l'incontro ed il corteggiamento al Liceo.
Chiara aveva due anni in meno e lui se la studiava giorno e notte , senza il coraggio di avvicinarla.
Tutti sapevano di questa passione nascosta , persino Chiara.
Passarono gli anni, venne la maturità.
Chiara sembrava un ricordo ormai sbiadito quando durante una mattina di bighellonata Angelo si imbattè nella classe di Chiara all'uscita dalla palestra nell'ora di ginnastica.
Gli ozii universitari avevano allentato la timidezza del giovane, e senza pensarci si intruppò alla scolaresca.
Per puro caso era venuto a sapere di un alunno che mai si era presentato , tale Rigotti, e nulla fu più facile di entrare in classe, sedersi accanto alla bella Chiara sotto lo sguardo attonito ma attento dei compagni, che tutto sapevano e tutto avrebbero immaginato quel mattino, tranne quel diversivo.
"Nemmeno io sapevo come sarebbe andata a finire" confessava agli amici che anni dopo rimembravano quell'episodio.
Entrata la professoressa di Inglese, all'immancabile appello sgranò tanto di occhi quando alla chiamata del Rigotti rispose Angelo.
"E ti pare il momento di presentarti?"
"Non sapevo fosse iniziata la scuola, da noi non arrivano nemmeno i giornali"
Insomma, da lì a mettersi a fumare con i piedi sul banco il passo fu breve.
"Ma da dove vieni? Fumi in classe e nemmeno segui?"
"Io non seguo, supero!!!!Wrooommmm!!!"
Detto fatto, Angelo, sigaretta in bocca, sfrecciava col banco a mezz'aria per la classe, tra lo sbellicarsi dei compagni e lo sguardo ammirato e divertito di Chiara.
" Rigotti! Fuori! Dal preside!"
Ormai era fatta, e fu facile uscire e defilarsi in strada.
Il caos che ne seguì e il coinvolgimento del vero Rigotti divennero storia da bar e ancora oggi vi è chi favoleggia sull'accaduto aggiungendo qui e là fatti inventati.
Chiara lo amò da quel giorno e ogni giorno con lui fu per lei una copia di quella mattina: calda, emozionante , surreale.


Il corteo si avviava al camposanto e solo lui era rimasto con la salma.
Gli addetti chiesero se potevano chiudere la bara e lui non ebbe esitazioni nel dire di si ed uscire dalla stanza.
Qualcosa ballava in lui come una piccola stella e non riusciva ancora a capire come sarebbe andata a finire, esattamente come tanti anni fa.
Era soddisfatto.
Sereno.
"Noi cominciamo ad andare.Ci vediamo in Chiesa."
Quando tutti furono partiti e anche l'auto funebre si avviava mesta , salì in auto.
"Perché no? " si disse ridacchiando.
La Chiesa e il camposanto erano dall'altra parte della città e si doveva percorrere una piccola tangenziale.
Dopo pochi minuti si accodò alla moglie e rimase parecchi minuti in silenzio.
Dall'avvallamento un camion rimorchio sopraggiungeva e quella piccola pietra dentro prese a ballare sempre più forte: era una risata sonora e piena.
Prese anche lui a ridere , mentre la mano scalava di marcia ed il motore ruggiva a pieni giri.
Gli dispiacque non avere una sigaretta, della bella musica.
Rimase  al fianco della moglie per parecchi istanti e in quell'istante estremo, sotto gli occhi esterrefatti degli autisti, la salutò ancora una volta:


"Io non seguo, supero".










1 commento:

Marco ha detto...

diamine, te tu dev'essere un autentico allegrone !