Ti vedo.
Nella penombra della stanza umida e calda il tuo cuore ribolle sotto un telo.
La testa scoppia fragorosa nel tumulto e nell'impeto del ricordo.
Non resisti più, una smorfia ti tradisce.
I chilometri si dilatano, siamo accanto.
Ripensi a quell'ultima notte sul palquet tra il silenzio della campagna.
Intanto qualcosa si muove e la smorfia si fa più viva.
Le mie labbra sul tuo corpo, sui tuoi seni, sul tuo ombelico inferriato.
Ansimi, gemi, nessuno può carpirti ora.
Il mio corpo è sul tuo.
In te.
Nell'ultimo lampo riesci a cogliere il mio abbraccio che ti stringe furioso.
Qualcuno deve averti sentito, ma non te ne curi.
La felicità è egoista, sempre.
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