sabato 19 giugno 2010

La pioggia è gioia (Parte prima)


Le sirene della conceria Tallone suonavano già per la seconda volta.
La nenia di sapore bellico andava scemando in toni via via più smorzati e lamentosi,intanto che sciami di ciclisti in tuta blu attraversavano la piazza della stazione e oltrepassavano il passaggio a livello che separa la zona industriale da quella civile di Bra.
Era mattina presto, tutti con frenesia e con l'immancabile baracchino in alluminio a tracolla o appoggiato alla canna della bici , preparato da mamme o mogli, si affrettavano a raggiungere il posto di lavoro alla conceria o alla fabbrica chimica in tempo per non farsi appioppare la temutissima multa.
Erano quelli i tempi in cui bastava appena alzare lo sguardo perchè il caporeparto affibbiasse multe di 5 o 10 lire, non guardando in faccia nulla e nessuno.
I più fortunati lavoravano a bottega o in un negozio proprio, pur dovendo fare conti con padroni abili e geniali, ma spesso despoti incalliti.
Per quello il ciclista Eroe dormiva sonni profondi alle 745 di quel 10 Giugno 1950.
Il suo padrone, Burdese Domenico detto Burdeìs l'cit, apriva bottega alle 830 , così da poter dormire in santa pace oltre i tempi delle fabbriche.
Aveva 29 anni ormai, dopo 17 anni di apprendistato e una guerra in mezzo, avrebbe potuto mettersi in proprio e sposarsi con la sua Neta.
E si che i genitori glielo ricordavano tutti i giorni, ma che fretta c'era?
Burdeìs era un buon padrone e con Neta parlare di matrimonio era sempre stato difficile per via dei suoi.
"Ci vuole altro che un ciclista per te.Devi trovare di meglio."

Questo e molto altro ancora aveva sentito dalla finestra in alto una sera, andandola a prendere.
Le discussioni che non erano volate, quella sera d'inverno che era tutta ghiaccio e alberi penduli di neve.
"Lo so che sei onesto, ma i miei vorrebbero qualcuno più sistemato. Sai come sono."
Eccome se lo sapeva.
Dopo 3 anni nemmeno uno sguardo e saluti gelidi con commiserazione e sufficienza negli occhi di chi odia e non nasconde.
Questo non digeriva.
Perchè Eroe è bravo.
Ha fatto la guerra senza far torti a nessuno.
Lavora e sa cosa è la vita.
Dove proprio perchè sei bravo e non ammazzi nessuno non sei ricco.
Sa raggiare le ruote come nessun altro.
Che ne trovassero un altro di merlo, a quella lì.
Piena di zuppa, lei.
Queste furono le prime cose che pensò alzandosi lentamente quella mattina, tra i primi raggi di luce che filtravano sornioni tra le fessure delle gelosie semiaperte.

1 commento:

andox ha detto...

Bell'atmosfera, bravo.