sabato 26 giugno 2010

La pioggia è gioia (Parte quarta)


Ancora non sapeva di Neta quelle notti terribili in collina,passate in piedi con lo Sten sottobraccio durante i turni di guardia massacrantissimi.
Dopo l'8 settembre aveva deciso guardando in alto, verso la Langa che rifugiava chi come lui non ci stava a perdere Patria gioventù e famiglia.
Non ci mise molto ad ambientarsi con gli altri e a trascorrere giornate e notti sentendo bruciare dentro l'ardore di fare e combattere, ad ogni costo.
Certi giorni sembrava lontanissimo dalla quiete della bottega e dalle serate con gli amici sulla Rocca.
Quel timido garzoncello moriva giorno per giorno tra le rabbie e il sangue che bagnava la brulla e arida terra langhetta.
Eppure proprio quelle malinconie gli mettevano in corpo un'energia e una foga che il Comandante aveva subito saputo apprezzare e sfruttare a dovere.
Se c'era da mandare qualcuno affidabile e in fretta, nessun nome era quello giusto, se non il suo.
Per questo tutti lo rispettavano.
Perchè onesto e leale, senza grilli per la testa e con gli occhi di chi ha visto e non può perdonare.
Con quella malinconia dentro e rabbia, tanta, si gettò davanti a tutti lasciando il resto della truppa basito.
C'era stato un rastrellamento dalle parti di Castino, e il Comandante aveva mandato alcuni uomini per cercare di mettere in guardia le poche famiglie che ancora abitavano.
Pioveva secco,li sentirono prima ancora di vederli, da quel crinale.
L'accento secco e duro gli era entrato dentro come una spina, che vi fa male ogni volta che vi muovete ma che non potete togliere e solo godervela.
Ora erano a 600 700 metri di distanza, dietro a un pruneto folto che avvolgeva tutta la cascinetta.
Era quella una casa semidiroccata tra un boschetto che sarebbe stato un buon rifugio, se non si fossero accaniti come allora nelle rappresaglie.
"Maledetti.Bastardi figli del Porco Dio."
Bestemmiava sempre quando si trattava di decidere la vita e la morte di un altro uomo.
Se era soldato, tutto aveva un senso: un uomo in divisa con fucile che cerca di spararvi, tra i due si capisce che uno avrà la peggio.
Ma i vecchi.
Le donne.
I bambini.
Quello no, non lo capiva, e bestemmiava, e la rabbia cresceva, sempre.
"Si può fare niente.Solo guardare.Sono in troppi , e anche se proviamo ad avvicinarci ci coppano.Bastardi.Speriamo che non li fucilino ora, c'è anche una donna che aspetta."
Gli ordini venivano secchi e chiari.Se solo avesse capito cosa stava per accadere, il fiato non sarebbe stato calmo e freddo come sempre, in quelle attese.
Nelle lenti Bocia vedeva ora due soldati spingere la famigliola contro il muro dietro casa dove cresceva una vite, i mattoni blu di verderame.
"Fottuti.Li coppano.Nemmeno il bambino da nascere li ferma.Porci."
Qualcosa di bello e forte crebbe in lui, qualcosa che doveva sorgere dopo tanta attesa, tante notti e giorni di una vita che sentite belli e concreti come un bicchiere di vino in mano.
Una pietra rideva e ballava nel suo stomaco, come mai credette di sentire, nemmeno come durante quelle notti dietro a casa con lei che non diceva più di no, ma solo di stare attento.
Questo e le bestemmie dei compagni sentì scendendo col fiato rotto e consapevole, molto , mentre lo sten carico si puntava contro il primo e lo scoppio e la faccia che fece il soldato vedendolo e subito cadendo nel terreno fradicio e la famiglia con gli occhi smorti e spari e nessuna preoccupazione se non quella di fare bene e credere.
Nemmeno si rese conto della brigata che gli corse dietro e di Bocia che lo guardava come a dirgli Diocristo, i tedeschi che scappavano sparando gli ultimi colpi dalla strada sotto .
Fu da allora che divenne Eroe, scordandosi nome e cognome e ciò che era stato prima, un ragazzo come altri che di colpo diventa uomo.

1 commento:

ste ha detto...

Bravo Andrea! E' sorprendente come dai tuoi racconti l'ambientazione emerga sempre brillantemente, fedele e anticata.
In attesa di legger il nuovo capitolo, rinnovo i complimenti.