giovedì 2 dicembre 2010

Vissuta.




Dalla montagna è scesa, da ferri vecchi di cose che non si usano più.
Quasi dimenticata tra le altre, per mesi vedo il verde spiccare tra l'nero dei telai in attesa di sguardo e amore.
Verde speranza, verde rabbia, delle salite pigiate a sudore tra i colli monregalesi.
Gaggenau dicono le pedivelle, Gaggenau i mozzi.
Italiana?Francese?
Poco importa.
La foggia del telaio mi dice anni 10, i cerchi stretti in acciaio provengono da altra cavalcatura , sacrificata per fare rivivere la sua anima.
Tela grezza sul manubrio corsaiolo e freno unico posteriore , per fermarsi Presto (la marca, appunto) e bene.
La sella si molla?E mettici un pezzo di camera d'aria , come facevamo pochi giorni fa , prima che questa guerraccia contro gl'austriaci ci decimasse i figli.
Un'emozione mi prende forte nella boita fetente di ruggine nell'aria: la vernice è opaca ma onesta, schietta: il sudore l'ha consunta , conservata.
Saprà il mio vigore del nuovo millennio imprimere la stessa forza su tanto gravar di ferro?
La primavera(o qualche giorno senza candore in terra) risponderà.

3 commenti:

arrigo ha detto...

..verde , vissuta da amare .
verde da rispettare ,verde speranza sincera ,verde da pedalare ....corri non ti fermare .

ma guaradate , che bella bici ,verde naturale, e la moltiplica con disegno....originale .

Max ha detto...

grande AndreW!

andox ha detto...

macchina molto interesasnte !