Aveva creduto nei più fessi comandamenti.
Per anni lo avevano abbindolato con sciocchi insegnamenti cristiani pseudomoralizzanti.
Lo avevano addestrato a subire, e bene.
"Chi più soffre più avrà in cielo" e altre amenità simili.
Con rabbia e con gusto, proprio, si era liberato da tutte quelle catene, scovando nelle altre dottrine condannate e vilipendiate la forza e il coraggio d'accettare l'inutilità dell'esistere.
Le sue barbarie.
La civiltà civilmente civile.
La legge.
All'apperenza era un individuo.
Soltanto un individuo senza alcuna importanza collettiva.
Un po'strampalato, forse.
Innocuo.
Un bambinone.
Agli occhi dei poveri illusi comandati subenti e civili.
Poveri illusi!
Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, in qualsiasi istante.
Col suo pessimo carattere, un nulla lo mandava in bestia.
Un capriccio.
Se solo avesse saputo con chi aveva a che fare, non si sarebbe certamente permesso certe libertà.
Ma non lo sapeva, poverino.
Con un occhiata, un solo pensiero, tutti i demoni che da anni lo invadevano vennero allo scoperto gridando sangue.
"Legge: dovresti ringraziare che ne esiste una".
Fu tutto ciò che disse prima di venire con grazia trucidato.
1 commento:
aspetta chi è aspettato
che sia compiuta l'attesa di chi attende
non sono strutturato in modo di poter reggere per molto tempo ancora
sotto la calma apparente
un assordante frastuono
dissonanze chiassose e confuse
armonie affannate sconnesse
leggere increspature agli orli
ho dato al mio dolore la forma di parole abusate
che mi prometto di non pronunciare mai più
alimentare catena implacabile
pause tranquille atte alla digestione
intransigenze mute
rabbiose devozioni
ho dato al mio dolore la forma di parole abusate
che mi prometto di non pronunciare mai più
ho dato al mio dolore la forma di abusate parole
lasciando perdere attese e ritorni
ho aperto gli occhi dall'orlo increspato
ho visto l'alba blu
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