sabato 5 maggio 2007

Nebbiamica

Stamattina mi son svegliato presto per perdermi.Sissignori, nesun errore di battitura: non radermi, prendermi, o robe così. PERDERMI.Letto bene?Queste nebbie di fine autunno, nella campagna pianeggiante a un tiro di bicicletta da casa mia sono proprio quello che Dio fece, quando si ha voglia di staccare un cinque dieci minuti dal Mondo.Mica serve per forza andare a sballlarsi in discoteca o ubriacarsi fradicio.Per carità, anche.Però quell'impalpabile acquolina a mezz'aria, con quell'odore penetrante della campagna che dorme, in un mattino di prodromo all'inverno, mi riuscì sempre amico e complice.Come quella volta che l'università mi sembrava la cosa più stupida mai inventata, il chiudersi insieme a tanti altri poveri individui nella loro singolarità costretta all'impostura presenza per il dovere di una firma.Una firma!Ma se la tengano la firma, pensai un mattino come questo e tanti altri, si tengano i Signori le loro Mondanità, io mi regalo un cinque minuti di Infinito.Vi pare poco?Non ci vuole molto a lasciare la bicicletta e appoggiarla ad un albero amico e inziare ad incespicare sulla terra cemento che l'umido e il freddo avvolge come un cappotto, e iniziare anche a non pensare molto.Poi c'è il Silenzio.Voi magari state in campagna aperta, come quella fidanzata che abitava infrattata in mezzo ai lupi, in un posto a cui la notte donava un' aria complice e misteriosa, almeno ai miei occhi di cittadino borghesuccio, e la faccenda del silenzio può dirvi e non dirvi.L'unico rumore che si sentiva in quella casa umida che sapeva di mela era il fracassarsi di un qualche ramo del boschetto vicino, o le rane al fiumiciattolo più in basso, oltre la riva delle Pesche.Il Silenzio sa anche un po' di morte.Il rumore è vita, agitazione, frenesia, un buon divertissment pascaliano per dimenticare quello che realmente siamo e saremo.La nostra condizione più autentica, insomma.Dimenticarlo è peccato.Apposta appena posso mi perdo con la complicità del freddoumido.Perchè so sempre troppo di me, l'iperstimolazione del mondo mi confonde, mi blandisce, mi lusinga e mi ammalia, beffarda.Mi confondo in essa convinto di far parte di un bel meccanismo oliato e funzionante, ma , Signori miei, è tutta illusione, tutta questa finitezza porta a dimenticare che esiste anche una dimensione non così finita, senza troppi ostacoli, che fa parte di quella assurda realtà che è l'infinitezza Universale.Ma ecco che un piede in fallo e l'improvviso istinto di autoconservazione- il pensiero!il pensiero!- mi salvano da morte certa per annegamento, o perlomeno congelamento, nella bealera sotto il mio naso arrossato.L'Infinito non sempre è cosa da uomini...

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