mercoledì 10 novembre 2010
La pioggia è gioia (11)
Bernardo era basso e tozzo, forte per i suoi 14 anni.
Era venuto su quasi da solo , giocando nei fossi della Riva e smontando e rimontando qualsiasi oggetto capitasse tra le mani.
Fu un affare per il meccanico ciclista Nuccio vederlo montare il copertone nuovo, un giorno di 5 anni fa .
Capì che quel bimbo coi pantaloncini e le ginocchia di terra un giorno sarebbe stato in gamba .
Ora tirava i raggi meglio di lui e sui motori era qualcosa di miracoloso.
Capiva da cento metri quale cuscinetto stava per rompersi e sapeva mettere a punto un Motom a occhi chiusi.
Il suo si sentiva girare la domenica mattina per tutta Bra.
Quel megafono aperto e il manubrio basso,unito al colore rosso fuoco e il parafango anteriore lunghissimo , come sulle moto da corsa, lo rendevano uno dei motorini più invidiati tra i coetanei, che neppure per scherzo cercavano la sfida,sapendosi perdenti.
Persino un Gilera 125 aveva bruciato, si diceva.
Veniva ora dalla Piazza con passo sicuro da cow- boy nella prateria, capelli biondi ben pettinati e tuta bianca con lunga cerniera blu.
Manteneva lo sguardo alto e sicuro, l'aria di sfida sempre presente.
Cercava Eroe, aveva di certo qualche ricambio da chiedere per biciclette che Nuccio non trattava.
Eroe si trovava bene con quel ragazzo, nonostante il doppio di età a separarli.
Perchè sapeva anche lui la Guerra, avendo fatto la staffetta come molti suoi coetanei,e rischiato la vita per un pezzo di carta o una rivoltella nascosta nel cestino della bici.
Per quello tutti lo rispettavano.
Per le moto , sopra le bici, aveva un amore quasi morboso.
Quando un cliente ne portava una , specialmente Morini, tutti vedevano i suoi occhi celesti e glaciali accendersi e farsi raggianti e davvero entrare in sintonia col motore prima che col proprietario.
Per lui moto sporche erano sinonimo di offesa.
Chi sporcava la moto non era di questo mondo.
Tutti si ricordano di quella Parilla appena tirata giù dalla bisarca suonare come un orologio.
Rossa fiammante che pareva dovesse incendiare l'aria, il minimo scandito da 500 Guzzi.
Tra la piccola folla che la ammirava rapita, solo Bernardo capì che i cuscinetti di banco stavano saltando.
Schernito, trovò conforto il mattino dopo, quando il panettiere che l'aveva comprata aveva rotto nella piana dopo il San Martino e chiedeva che venissero a riprenderlo, quel rottame.
Questa e molte altre cose lo fecero rispettare per la città, insieme al suo sguardo e al dannato carattere burbero che lo faceva temere e odiare pure.
"Avesse meno boria sarebbe da sposare.Sarà l'età."
Nuccio , che era da tutti definito uno dei più "grandi amatori di donne.Altrui."di tutta Bra, amava quel ragazzo come un figlio arrivando persino a portargli pane e salsiccia per la merenda, e la birra Moretti, ghiacciata da bere con calma.
Non pochi clienti si erano lamentati per il suo modo diretto di fare che spesso e volentieri diventava aperta sfida e parole di fuoco.
Il tedesco, qualcuno lo aveva chiamato, a buona ragione.
Quegli occhi mettevano paura e soggezione anche a clienti ben più anziani e c'era chi giurava d'aver visto più proprietari domandare permesso a Nuccio prima di parlare al garzone.
Trattando lui le sole bici Bianchi e Touring, capitava a volte Bernardo da Burdese per qualche ricambio Wolsit o Legnano, come pensò Eroe quel mattino.
"Bernardo.Come andiamo?"
"Male andiamo.lascia perdere quella roba.Dobbiamo parlare."
"Che diavolo?Di cosa?"
"Mia sorella."
Vedendo lo sguardo fisso e serio proprio, senza ombra di scherzo , Eroe chiese permesso al padrone, sentendo di nuovo quel freddo sudore odioso di tanti anni prima.
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Galeasso Andrea romanzo,
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