Quando qualcuno mi
propone una vecchia bici, io come quasi tutti gli amici collezionisti, domando
con una certa ansia , prima ancora della Marca, se è da uomo o da donna.
Se la risposta è uomo, con la “canna”come si dice dalle mie
parti, la cosa si fa interessante.
Ma se la risposta è l’altra, gli entusiasmi scemano.
Chissà perché.
In fondo la bici da donna è bella e caratteristica come, se non più ancora, di quella maschile.
Basta guardare le foto di una volta, e si vedrà quante ne
circolavano.
Non voglio credere sia solo una questione di Mercato,
essendo risaputo che una bici da donna vale economicamente sempre meno della
metà della corrispettiva da uomo.
Forse è un motivo d’uso: essendo noi maschietti il novantanove
per cento degli appassionati di ruggine, poco c’aggrada esporci al pubblico
ludibrio su telaio aperto e paragonna.
(Per inciso la bici che uso di più da sempre è una Dei
Imperiale del 1962 da donna, cerchio 28, bici magnifica e scorrevole come nessuna
).
Io, personalmente, le amo tutte, uomo o donna.
In particolare mi affascinano le bici “da prete”, quelle da
donna con cerchio da 28 pollici, che trovo non abbiano nulla da invidiare alle
cugine maschili per ragioni estetiche e
d’uso.
Questo lungo preambolo per giungere ad una delle ultime
scoperte, una Bianchi modello Rondine da 28 pollici del 1936, completamente
integra e conservata a parte la sella sostituita negli anni ’50.
La linea è quella filante delle Bianchi e ricorda molto la
sorella maschile Real, avendo gli stessi parafanghi a pagoda e il carter in 4
pezzi con sportello di ispezione.
I mozzi sono marcati Bianchi in corsivo, ancora un anno e
poi la scritta diventerà in stampato minuscolo nel riquadro.
Le cromature sono la parte che sempre più mi intriga e mi
spinge a lasciare le altre bici per lavorare su una Bianchi anteguerra: paiono
uscite or ora dal bagno di cromatura, tanti risplendono, specialmente quelle
prodotte in proprio dalla Bianchi, ossia manubrio , testa forcella e costa di
parafanghi e carter.
I cerchi, che credo venissero comperati già cromati, hanno
risentito più il tempo passato, pur mantenendo discreta la verniciatura al
centro e parte degli elegantissimi filetti rossi.
Le manopole sono in cartone pressato bicolore, e sono quelle
della linea economica Bianchi che molto le adoperò anche sulla Touring.
Pedali marcati Bianchi in corsivo, con gommini lunghi
originali dell’anteguerra.
Non so di chi possa essere stata questa Bianchi, forse di un
prete per davvero o più verosimilmente di qualche donna non
propriamente..pigmea, che però la adoperò con parsimonia e buon senso,
conservandola in questo ottimo stato sino al nostro 2013.
13-6 1936: la storia di Elvira.
Bici da donna, strani destini e diverse condizioni d’acquisto.
Tutte le anziane donne che ho avuto modo di intervistare,
parlano con nostalgia di quegli anni ‘30 e ‘40 che le videro ragazzine.
Allora era impensabile che una ragazza comperasse sua sponte
una bici ed era consuetudine pressochè universale che queste venissero regalate
in occasioni speciali e…potendo permetterselo!
Voglio raccontare la
storia di Elvira, oggi 91 anni, che ricorda le prime scorribande negli anni ‘30
sulla Wolsit da corsa del fratello ( vinta alla lotteria!) , alla quale avevano
saldato il manubrio al contrario per poterla usare anche da passeggio (
orrore!)
Questa, tornando un giorno dalla spesa dal paese vicino,
aveva 12 anni, si ritrovò con 20 kg di borse della spesa a tracolla e un tronco del manubrio in meno tra le mani..
Che spavento!E le scarpe nuove tutte rovinate!
Per fortuna che il droghiere Tuchin era nei pressi e la
sorresse!
A lei, in occasione del compleanno dei suoi 14 anni, il 13 Giugno 1936, i fratelli fecero una bella
sorpresa.
Risparmiarono mesi e decisero che la sorellina doveva avere una bella cavalcatura!
Risparmiarono mesi e decisero che la sorellina doveva avere una bella cavalcatura!
Quel giorno qualcuno le mandò a dire che il ciclista
doveva parlarle.
Chiesto permesso alla madre ( o tempora, o mores!), si recò
da costui, il quale le chiese quale delle biciclette esposte preferiva.
Lei era già alta per i suoi 14 anni e sulle bici da 26 si sentiva stretta, ricorda.
Imbarazzata, dopo non pochi tentennamenti scelse una
fiammante Bianchi nera da 28 ,e quando il ciclista le disse “vai pure, se ti piace , già tutto aggiustato”,
pensò al peggio.
Un tentativo di adescamento?
Uno sbaglio?
A casa la madre fece faville e solo l’arrivo di uno dei
fratelli calmò le acque e spiegò l’accaduto.
Ancora oggi lo ricorda come uno dei più bei giorni della sua
vita.
1 commento:
Ho la stessa bici ma con ruote del 26 vorrei restaurarla ma non so se ne vale la pena ha il telaio saldato nel carro posteriore basso diestro al movimento centrale dove si allaraga il carro e un pedale sempre saldato probabilmente si è rovinato il filetto in più si è rotto il tirante del freno anteriore all'interno del manubrio dalla parte del canotto di sterzo le ruote sono da rifare ma i mozzi sono ok
Per quel poco che resta sembra buona parafanghi sterzo mozzi movimento centrale carter un pò ammaccato e mancante del terminale.
Sapete consigliarmi se procedere o non ne vale la pena e nel caso uno che sappia metterci le mani a Milano?
Vi ringrazio saluti
Stefano
PS Quanto può valere una bici così
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