F. De Andrè, "Le storie di ieri"
Nel castello di Montebello pare esista il fantasma di una bambina dal nome Azzurrina.
Anche i più scettici affermano d averne udito la flebile voce.
Tornando a più umane faccende, voglio narrarvi invece la storia di un'altra azzurrina, fatta però di ferro e gomma e non di ectoplasmico etere.
Fu dopo una cena allegra ed un poco alcolica che l'amico mi disse di avere nel cofano i resti di una Touring balloncina.
"Mi servono i parafanghi!" dissi.
"Prendo il fanale ed è tua, se la vuoi...."
Aperto il cofano la povera era riversa col parafango posteriore barbaramente piegato .
Pistoncini piccoli zigrinati.
Carter stranissimo.
I parafanghi , era notte e quel goccio di alcool non aiutava, parevano quelli di una Sabina, ma poco più larghi.
"Con due martellatine-mi dissi- li adatto alla mia Z!"
Detto fatto, scaricammo il rottame sempre a gambe all'aria e ci avviammo al meritato sonno.
Quella notte non dormii.
Quel carter.
Quel disco cromato.
Che fosse poi lei?
Le prime luci dell'alba mi videro girare il cadavere nelle nebbioline langhette per scoprire qualcosa che in cuor mio già sapevo.
Patacchino Bianchi smaltato aquila ( che Dio sia sempre più Lodato!)
Pedivelle Bianchi corsivo.
Carter stranissimo, mai visto: e te credo! è di una Zeta!
Fulmineo pulisco l'ancor nichelato movimento centrale: 1930!
Mozzo anteriore giusto, il posteriore....ho dovuto aggiungerlo io prelevandolo dal rudere della mia storicissima zeta in perenne attesa dei parafanghi e di un carter.
Ubi maior minor cessat!
A questo punto nasceva un dilemma: riverniciare o conservare?
Sotto l'azzurrino, dato verosimilmente subito dopo la guerra, le nichelature al carter ed ai parafanghi comparivano: flebili, ma esistevano ancora.
Più sotto, solo il rosso dell'antiruggine.
Me la sono immaginata con i due copertoni bianchi a ballonetto che tenevo da parte da anni per la sorella Z incompleta.
Perché no, mi dissi.
Perché si, pensai.
Detto fatto.
Una smontata, una lucidata, una drizzata al povero parafango posteriore.
Il portapacchi con corda in canapa era già su, perché levarlo?
Anche la gemma Autarchia è un segno dei tempi.
Studiando il carter capisco perché così poco successo abbia riscosso: debole, fragile, scollato come quelli Dei.
Al confronto quelli delle Real sembrano fatti di acciaio inox!
Sostituito il cerchio posteriore, raggiato su mozzo Bianchi datato 1931 , e montato un bell'impianto luce Radsonne coevo, decido per una sella in cuoio come da catalogo.
I pedali andrebbero a trombetta, tipici delle Bianchi lusso del periodo ma, ahimè, l'orto soltanto uno ne offre e non credo che seminandolo crescerebbe a primavera fruttificandone altri.
Pace.
Supplisco alla mancanza della parte terminale del parafango anteriore con un bel paraspruzzo in crine di cavallo:
Monto due generici pedali a 6 gomme anni 30 e attendo che qualche trombetta capiti sul mio sentiero!
Proviamola!
Alla guida la comodità è stupefacente.
Il manubrio bianchi anni 30, nichelato. ha una posizione differente dai manubri bianchi dal 1933 in poi.
Più piegato, stretto, quasi sportivo.
Le gomme ballon scorrono leste e dalla guida la forcella a zanna con testa cromata si slancia a mordere la strada.
L'appoggio, la guardo.
Non sarà la Bianchi Zeta più perfetta del mondo, però è lei.
Azzurrina, unica.
Con la gioia gratuita di tutte le cose belle e rare successe per caso nella vita.
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