domenica 20 giugno 2010
La Pioggia è gioia (parte seconda)
Il gorgogliare del caffè riempiva l'aria, mentre Eroe si lavava la faccia attingendo acqua al catino.
Dalla finestra poteva udire il vociare delle vecchie che si recavano al mercato del venerdì e lo scoppiettare di una motocicletta.
Era Nuciu con la sua Matchless 350 residuato bellico che si recava al mercato dei polli, cassetta di volatili vivi ancorata sul portapacchi.
Come facesse a marciare quel trabiccolo, si disse.
La madre chiamava ora a gran voce dalla cucina, così da almeno 20 anni.
"Che diavolo" si disse.
"Quando ti metti un po' a posto.Hai già il pelo bianco e noi un piede nella fossa.Cosa aspetti?"
"Ne abbiamo parlato.Non è il caso, madre."
"Non è il caso, non è il caso, quella testa di pietra di tuo padre non lascia passare sera che non tiri un pugno sul tavolo pensando a te.Sei in gamba, potresti avere una bottega, hai risparmi, sposare Neta."
"La fate facile voi.I tempi sono cambiati.E poi non me la sento ancora.Sono affar miei, in fondo."
"Ah si, ma i vicini cosa pensano a vederti ancora con noi, un uomo fatto e finito?"
"Si fottono i vicini, ecco cosa penso."
"Ma che linguaggio."
"Linguaggio.Come non avessi fatto la guerra.Solo sei anni fa non si guardava se uno stava coi suoi a 30 anni o diceva una parola sporca.Si trattava della pelle.Guardali ora, solo più buoni a origliare e trovare una scusa per accusare.Buoni a nulla."
"Calmati, era per dire.Non è il caso di scaldarsi."
"Un corno. le cose o si dicono o si sta zitti.E se vuoi sposare tu neta, accomodati."
"perchè?Cosa non va?è una brava ragazza."
"Parliamo d'altro.Parliamo d'altro."
"Ma che robe.ai miei tempi non succedevano di queste cose.Si parlava.Ma si che voi giovani non siete più buoni a dirvi le cose."
"Questo non avresti dovuto dirlo."
Eroe non prendeva mai baracchino, l'officina di Burdese era giusto un isolato da casa sua e in due passi poteva tornare a casa per il pranzo.
Succedeva talora che invece di tornare si fermasse con gli amici all'osteria dell'Angelo in quella via stretta di ciottoli che tanto amava, suscitando le ire del padre.
"Ti mangi quei pochi che metti da parte in tagliatelle e barbera.Povero fanflùch, non sai come va la vita."
A quelle parole Eroe non replicava più.
Da anni aveva smesso di parlare con lui e nemmeno questo era stato un bene.
Per fortuna aveva trovato in Burdeìs qualcosa in più di un padrone.
Lo aveva preso a bottega a 12 anni, aveva visto in lui la stoffa del ciclista dai primi mesi .
Mai si era pentito di lui.
Col tempo Eroe si era aperto, arrivando a parlare della sua vita e ricevendo consigli e conforto.
"Stasera è sabato e tu sei giovane.Vai a lavarti e farti bello per la tua sposa.I conti son già aggiustati.".
D'altronde Eroe lavorava di buona lena,negli anni aveva imparato a raggiare e raddrizzare telai tanto bene che persino alcuni ciclisti più anziani venivano per consigli da lui.
"Burdeis sei Signore.Col garzone che hai, puoi appendere al chiodo la tuta."
Tutti andavano volentieri da Burdese.
Il piccolo ciclista onesto nei prezzi e simpatico dava sempre garanzia che la bici venduta o la riparazione avrebbero tenuto per molti anni.
Questo aveva insegnato a Eroe.
Che l'onestà paga.
Sempre.
Perchè al mondo si deve andare a testa alta, costi quel che costi.
Per questo e molto altro, entrando notò subito l'espressione torva del giovane quel mattino.
"E allora?Cosa capita stamattina?"
"Tante cose, tante cose."
Etichette:
Galeasso Andrea romanzo,
La pioggia è gioia
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Splendido Andrea...! Avanti così!!
...e grazie! :-)
Posta un commento