lunedì 21 giugno 2010
La pioggia è gioia (Parte Terza)
Le nuvole della sera si radunavano in piccoli cumuli sopra i tetti di Via Umberto e qualcosa della notte vagava già tra i vicoli che sapevano d'umido e muffa.
Eroe usciva ora dall'officina ed era quella l'ora più stanca della giornata.
Operai ridevano soddisfatti sotto il tabellone dei risultati sportivi e anche a lui sarebbe piaciuto stare con loro e parlare di sport e pallone, oppure di Coppi, lui si che è un corridore.
Ma le nuvole seguivano ora un corso strano, parevano rincorrersi l'una contro l'altra senza mai avere un esito.
Per un poco volle seguirle, con ostinazione.
"Oh Eroe, povero Eroe.Chissà nel 2000 se ci saranno ancora nuvole.Chissà come saranno le bici?Se ancora ce ne saranno.Avrò 79 anni, sarà strano essere vecchi."
Intanto la stradina stretta finisce e di colpo tutta la luce che una sera come quella vi può offrire balza lesta oltre le mura, per stordirvi in un attimo.
"Cosa fai?Aspetti che piovano biglietti da 1000?Stasera la mamma di Ricu prepara le acciughe al verde, vieni?"
"Devo andare da Neta.Son due sere che non ci parliamo."
"Sempre attaccato alle gonne tu.Ma vieni con noi a divertirti invece di farti del sangue cattivo."
"Ma cosa ne sai, purilu?Vai a nasconderti che fai un affare"
"Ma guardalo.Lo prendo che guarda le nuvole in Piazza , lo invito a far festa e per poco non mi cartona.Devi lasciarla perdere quella, ti stai rovinando."
La piazza era luminosa e vuota, rivoli di polvere si sollevavano ai lati e mai come in quel momento Eroe avrebbe voluto essere come quei Cow boy americani , sapete quelli che camminano sempre a testa alta e al primo insulto vi sparano.
"Ma cosa è quella faccia?Hai litigato col padrone?"
"Mie faccende."
"Ma che rispetto.Avessi detto io così a Padre, non tornavo per un mese.Con Neta.Aggustate le cose, o datevi cammino.Così non va."
"Al diavolo.Sapete nulla di me.Nulla."
Il crepitare secco del Guzzino accendeva una nota stridula per la via Vittorio, lasciando dietro di sè una nuvola acre di miscela all'otto percento.
Così' non andava.Quella sera avrebbero parlato, costasse quel che costasse.
Col padrone a guardar storto mentre una lacrima scendeva sui nippli.
Era già la seconda ruota che sbagliava, qualcosa doveva cambiare.
Amava Neta.
Col suo sorriso semplice ma complice aveva trascoros i più bei giorni della sua vita.
Sembrava ieri il giorno della Liberazione, con lei piccola ma sorridente e già molto donna sotto quel cappuccio che quasi la nascondeva.
Non sapeva ancora i bei giorni che sarebbero venuti.
Non le scampagnate in bici, poi col sudato Guzzino, per le colline di Langa e pei boschi roerini.
Non le gioie fortissime e i sogni e le speranze e le volontà di ogni giorno di ogni uomo per ogni cosa, che erano cresciute forti in quel cuore.
Le finestre all'ultimo piano erano illuminate a giorno e col cuore in gola ma deciso, fino in fondo deciso, Eroe calcò il pollice sul campanello.
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Galeasso Andrea,
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