A casa del diavolo sono andato a ripescarla, col cuore in
gola di chi deve affrontare un viaggio infernale tra monti scoscesi e curve
imbizzarrite.
Solo il diavolo può averti mantenuta così rossa e così
guizzante, pure i copertoni e la pompa li ha voluti del colore delle fiamme.
E se quel bollo dice 1937, quelli che non ti furono affissi
mi dicono oblio e dimenticanza, ma anche fuoco nemico e distruzione.
Chi ti ha ritrovato sa poco di te, una casa in disarmo da
decenni e addirittura elmetti nazisti nella stessa sala in cui ti conservasti,
al secondo piano di quello che un tempo fu casa e famiglia.
Il telaio , nonostante il Marchio esterofilo “Brigton”, è
quanto di più italico io possa immaginare, emulando addirittura qui e là le
fattezze della Star del tempo, la Bianchi M.
Serie sterzo integrata, forcellino posteriore giroruota, hanno un che di milanese, non
bastasse la bella sella in cuoio marcata Mediolanum ad evocare la Lombardia.
Ma i mozzi del commercio Praezision con oliatori ad elmo e
la guarnitura non marcata, sia pur ancora finemente nichelata, mi dicono opera
di qualche valente artigiano sulle Montagne.
La pompa è colorata in stile col telaio, e marcata anche
essa Briton: un lusso non da poco per una Casa probabilmente artigianale.
Il numero di telaio è nel tubo sottosella, come le
contemporanee Bianchi: numero abbastanza alto, segno di una produzione
numericamente discreta.
Chissà quante ne esisteranno ancora???
I freni sono marcati anche essi Brigton, fascettati da quasi 90 anni e , un poco
induriti, ma ancora ritti come soldati Ussari, sull’attenti da oltre 70 anni in
attesa di un comando che non è giunto.
Comando che impongo io ora dalle belle leve da corsa
affusolate, stipate in alto in alto su quel manubrio che è degno di un opera
barocca, tanto largo e formoso quanto potrebbe esserlo una donna felliniana.
I cerchi sono stretti, da corsa, ancora ben nichelati e
filettati.
I copertoni sono quelli in gomma rossa degli anni 30, un
Pirelli Stella al posteriore ed un quasi sbriciolato Hutchinson all’anteriore.
Parafanghi stretti
da corsa, a schiena d’asino, il posteriore dipinto di bianco nel periodo
1936-37 secondo le disposizioni allora vigenti e dotato di gemma
catarifrangente.
Pedali a sega , pochissimo consumati, segno di un uso parsimonioso e attento
Pedali a sega , pochissimo consumati, segno di un uso parsimonioso e attento
Sul manubrio è presente l’immancabile campanello, il “ciuchin”
che avvisava l’arrivo di questa indomita cavalcatura a tutti gli astanti.
Ma la parte che più mi ha affascinato di questa Brigton è
senza dubbio…la borraccia.
Forse di origine militare, essa è appesa eroicamente al
portafanale grazie alla sua spessa corda grigioverde di canapa, e il tappo in
sughero trattenuto da una modesta quanto robusta cordicella .
Ella mi parla più di ogni altra cosa di autenticità, fatica
e del tempo che fu.
Anche questa sarebbe una bella bicicletta da usare, sudando
come un tempo in salita per poi, magari, “cimpare” una golata di rosso dalla
borraccia in ferro.
Chissà.
Troppe bici, troppo lavoro e…poco tempo, me la faranno
gustare ancora per molto così, rossa indiavolata e “nature”.
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