sabato 9 agosto 2014

La pioggia è gioia (19)

La rivide appena tornato.
Erano degli anni che non lo incrociava più.
Sempre la stessa faccia, quel volto di chi ha perso tutto e non risalirà mai la china.
Quando furono dalla pesa, si fermarono.
Tutti e due.
Senza parlare.
Brigida era una donna grande e forte e non avrebbe dimostrato più dei suoi cinquanta anni, se la guerra non l'avesse rapinata.
Abitava col marito e i suoi sette figli oltreferrovia , e si vedeva poco nelle vie centrali, avendo il marito e i figli da accomodare ogni santo giorno.
"Sembra ieri."
"Dillo a me, dillo.Me lo vedo tutti i giorni.Con quella lingua fuori, povero figlio.bastardi porci, all'inferno loro e tutti."
"Potevo fare niente.Solo uscire e morire con lui.Sarebbe servito?"
"No.Però eravate della leva e scusami se te lo dico, ma quando ti vedo mi monta una rabbia.Chissà come sarebbe adesso."
Eroe non aveva parole, solo una lacrima da offrirle , e lei la vide e vedendolo fermo gliela accarezzò quella lacrima, come fosse suo figlio Onorino lì presente a guardarla e a non dir nulla, chiedendo scusa di non averla accompagnata per quegli anni.
Era ancora dietro a quei cespugli Eroe, e non si muoveva da 6 anni.
Quel ragazzo aveva il volto di un bambino e la sincerità d'un uomo.
Da troppo poco era stato inserito per fare certi gesti ma aveva fegato e aveva colpito il comandante per quel suo sguardo e la risposta pronta e quel giorno nei boschi si doveva bloccare un dieci quindici tedeschi .
Più si era meglio era.
Andò bene fino alla rocca, dove poco prima era stato falciato l'eremita delle rocche.
Quando cominciarono a vederli scendere, erano dieci.
Seguiti da altrettanti e altrettanti.
Troppi.
Eroe e il comandante si lanciarono un'occhiata come a dire Diocristo, siamo tutti morti.
A uno dei militi partì un colpo e allora gli ultimi, che erano ancora sottocosta, pensarono che la battaglia fosse già nel buono e si lanciarono.
Fu in quel momento che Eroe lo vide ancora, e lo vide libero e per l'ultima volta.
In un attimo lui e Sten furono circondati e fu un caso che non venissero trucidati subito.
Il comandante crucco impartì quelli che erano ordini severissimi e nemmeno fecero a tempo a perlustrare che in cinque minuti erano già giù dalla rocca.
Eroe non capì mai quella cosa, ma se era vivo lo doveva anche a quegli ordini e a quella fretta generata dall'irruzione di Onorino e Sten.
Sten lo stordirono ,Onorino gettò il fucile e alzò le mani.
Il comandante, che aveva pochi anni più di lui, biondo come e più di lui, se lo vide venire davanti con una fierezza che sapevano avere in pochi a quell'età.
Si guardarono negli occhi, con coraggio.
"Se mi deve far fuori faccia pure, il mio dovere l'ho fatto."
"Gut, gut, ragazzo in gamba, bravo"
Poi lo presero e lo portarono in città.
Per due giorni nessuno ne seppe nulla e solo la madre lo vide dall'inferriata della caserma, magro e pallido.
Forse li scambiavano, i compagni avevano mandato dei messaggi.
Fu un 2 Agosto che il comando decise di trasferirli a Torino e partirono con camion e moto e  prigionieri a piedi legati quasi trascinati.
Brigida, in silenzio , lo accompagnò dal ciglio sfidando le ire dei tedeschi e del marito, quasi presagendo la farsa.
Faceva un caldo del diavolo e tutti sudavano come bestie, meno i tedeschi imperterriti nelle loro divise cachi e teschi.
Quando ebbero fatto lo stradone che da Bra porta a Sommariva, di colpo davanti ai giardini della stazione il biondo comandante fermò il corteo.
I giardini erano freschi e belli, e sulle panche sedevano vecchi a ricrearsi dal gran soffoco.
Di colpo, si alzarono spaventati e rientrarono.
In un angolo d'ombra, con secchi ordini in tedesco impartì l'esecuzione.
Una corda fu gettata su un albero, e nel vederla impallidì più la madre che il ragazzo.
Ora malediceva tutti, cercava anche lei la morte,chiedeva di essere uccisa al posto suo.
Cinque minuti e tutti e due pendevano a lingua fuori, gli occhi sbarrati che uscivano dalle orbite.
Ancora oggi Brigida si chiede come possa morire così in fretta un uomo, un figlio che ci hai messo 17 anni a crescere e in due minuti te lo vedi penzolare da un tiglio per ordine di uno come lui, solo, più malvagio e d'altra nazione.
Per tre giorni furono piantonati , dovevano fare da esempio, e finchè ci furono i militi nessuno potè staccare il povero giovane , con gli occhi e la lingua fuori e più nulla del fiero uomo che era stato.

"Abbiamo provato tutto, tutto.Cosa ne parliamo a fare?"
"Potevate provare a non metterlo in mezzo, vigliacchi.Lo so che eravate nascosti, l'Eroe quella volta dove era?Solo quando hanno messo la pietra a ricordo siete usciti.bella gente di partigiani.Ma nascondetevi, pieni di zuppa."
E dopo averlo guardato con disprezzo, si rimise il faldone d'erba sulle spalle e non gli lasciò replica.
Ora si che si sentiva fregato.
Fottuto proprio.
Non rimpiangeva nulla e sapeva che quella volta uscire sarebbe stato morire.
Ora, restava solo dare un senso a quel sopravvivere , a quel sacrificio che aveva fatto perchè lui fosse lì, vivo e in salute, in quel maledetto 950.
Guardando Brigida attraversare la ferrata, alta e rigida nei suoi 50 anni, Eroe non potè non pensare a quanto bastarda sia la vita, a come sia ingiusta e misteriosa.
Da lontano, qualcuno lo stava chiamando.






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