Giaceva immota in un parcheggio desolato, sotto una tettoia.
Assieme a lei, altre sorelle che avevano reso l'anima a sciacalli privi di scrupoli.
A lei avevano rapito il sistema frenante posteriore e la sella...
Il cerchio davanti aveva subito l'onta della pioggia e dell'abbandono, ma ancora si reggeva fiero sul mozzo Durkopp a chiocciola regolabile.
Lo stemma UGO sa di Francia e non me ne stupisco, essendo il ciclista a un tiro di schioppo dalle cime che separano le due nazioni.
Il telaio , la guarnitura e i mozzi sono squisitamente teutonici, probabile il rimescolamento con i pezzi italiani nell'epoca del patto roma berlino tokio....non mi stupirei di trovare anche qualche componente nipponico!
Carter e parafanghi sono invece italianissimi, anche se un po' ovunque regna la decalca "D" simbolo della Durkopp.
Il telaio è abbastanza simile a quello delle migliaia di balloncine che circolavano negli anni 30 in Italia, robusto e pesante.
I cerchi sono in legno, misura classica 26 1/2 5/8: i copertoni sono anche essi dell'epoca, con l'anteriore rigato alla moda motociclistica del tempo.
Curiosamente la livrea dei parafanghi è invertita rispetto allo standard del tempo che vuole costa nichelata o cromata e resto in tinta: qui la costa è nera e il resto è ben cromato!
Anche il padellino del carter riprende la medesima foggia!
Questa bici, se ce ne fosse mai bisogno, dimostra con quanta bravura e quanto impegno i piccoli artigiani lavoravano nelle cittadine, consentendo ai loro lavori di fare concorrenza diretta alle grandi marche con soluzioni di pregio e lusso, oltre che...durare e resistere alle avversità del tempo.
mercoledì 15 aprile 2015
Durkopp Ciclo Ugo, la crucca cuneese!
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