venerdì 23 dicembre 2016

There 's a Bike!

Amo le montagne sopra Ceva.
Sono quelle delle mie origini più lontane, valli sconosciute ai più dove ancora molte persone coltivano la castagna e la patata sulla terra scarsa , sfidando neve e gelo e pendenza.
Posti difficili, dove ogni oggetto è sacro e va mantenuto efficiente perché scendere a valle per qualsiasi motivo è di per sé un lavoro. ( la montagna è una forma di disciplina).
Per questo ogni volta che un valligiano mi chiama , con la parlata strettissima che tanto amo, mi si illumina il cuore.
“Una bici a bacchetta, col bollo del ‘8. Ferma da quanto? Ah non saprei, di sicuro io l’ho sempre vista là…Se la vuoi..vieni!”

E si rifà sempre con piacere il tragitto disseminato di curve e sassi e qualcosa di neve che mi porterà alla Colla, per discendere sino alle Serre .
Posto paradisiaco, incantato: Tolkien avrebbe potuto benissimo ambientarci  un piccolo romanzo.
Le case sono ordinatissime, nemmeno un mozzicone è a terra ed i valligiani ti studiano con occhio attento e diffidente.
Solo due parole di dialetto e una stretta di mano allentano gli animi ed esplodono un sorriso  che ti riconosce amico.
Dal cortile piccolo e pittoresco , lo sguardo sale al lobbiato in legno ed alle pannocchie del piccolo mais montagnino: saranno date ai polli, qui nulla si spreca e tutto fa risparmio.
Salendo per la scala in pietra dagli scalini mastodontici, indovino l’età della bicicletta che tra poco ammirerò.
Eccola.



L’hanno appena tirata giù dai chiodi in legno infissi nelle pietre: è sporca, arrugginita, molto fiera.
Nel portagiornale una zucca incartapecorita che fungeva da fiasco è ancora incastrata , immobile.
Sono  al settimo cielo: questi sono i dettagli che mi fanno sognare.

“Era del nonno. Penso che non l’abbia più usata dalla guerra. Ci andava in pianura , con quella: 60 andare 60 tornare.. altri tempi…”
Solite frasi di circostanza, l’ennesimo amore che ti fa affrontare gli scalini con gusto , le dita che stringono solide il ferro che si è fatto bici.
La nonna la guarda ancora una volta con tristezza e nostalgia, il nonno non è più qui da molto tempo.
Si raccomanda che venga trattata bene , che torni a correre.

Rassicurata con qualche battuta di buon dialetto, carico la conservatissima bici sul portapacchi, assicurandomi che la zucca non si sfasci.

Ci vorrà del tempo prima che riceva le cure promesse:  appoggiata al muro, nella nuova officina, me la godo ora per ora sognando il tempo trascorso.
Le sue ragnatele, la sua ruggine, i suoi dettagli, parlando ben più di un libro di storia e vanno diretti al cuore di appassionato.
Ci sarà tempo per operare, ci sarà tempo per sognare.

Ciclo There, Torino.
Cerchi 28 5/8
Mozzi e guarnitura There
Gemma in vetro
Sella There
Manopole in corno d’osso di bue
Pedali a 4 gomme originali
Ultimo bollo pagato: 1938.




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