mercoledì 14 luglio 2010
La pioggia è gioia (parte settima)
"Cosa è quel sorriso?Contacela giusta, Eroe."
"Nulla.L'altra sera."
"Lo sa mezza Bra dell'altra sera.Quella pettegola di Ghitina.Contaci cosa non ha visto, sotto le albere."
I bicchieri erano alti e scuri sul tavolo di legno, fumo attorno e bestemmie di cacciatori.
La giornata era stata stanchezza e impegno: il Commendatore aveva portato la vecchia Super R del padre per regolare la freneria.Chi non è ciclista non potrà mai tremare di gioia e sudore freddo nell'ammirare tutte le bacchette interne ai tubi del telaio, tanto belle da vedere quanto imposibili nella regolazione.
"Ne prendesse una nuova, Cumenda."
"Mai.Mio padre ha fatto debiti per questa bici.Un gioiello, diceva alla povera madre, mentre se la portava in camera da letto.Riparare!"
I raggi del mattino accendevano come candele cangianti le scaffalature in legno della bottega ed Eroe pensò di non riconoscersi in quella luce e quella felicità.
Quel bosco e mare di sorrisi e parole lo accompagnava anche ora tra i grassi e le fatiche del lavoro, e lui non fece nulla per nasconderlo.
"E Neta?"
"Chi è Neta?"
Burdeis rideva, ci teneva a quel giovanotto come al figlio che non aveva mai avuto.
Gli piaceva vederlo felice al lavoro.
"Vai come una sposa oggi Eroe!" sbraitò il postino sull'uscio, che da qualche minuto seguiva la complessa regolazione della freneria.
"E tu, te ne accorgi ora?"
La stessa allegria e forza portò nell'osteria quella sera.
Gli amici lo circondavano come un'attrazione e Eroe si volle godere ogni istante di quella celebrità.
"Com 'è, com'è?"
"Ma solo di quello sapete parlare?"
"Di quello è fatta una donna"ricambiò Nadin, la cicca spenta tra i denti neri.
Pensava ora alle parole che uno scrittore diretto a Torino aveva rivolto alla cameriera, una sera che era stata partita a tresette e biliardo accanto alla stufa in ghisa nell'angolo.
"Decidere una donna a stare con un uomo, questo è il problema.Scendere in strada e parlarle e deciderla, questo un uomo deve sapere fare."
Ricordava la figura snella e la parlata della langa del Belbo, anche il suo nome,il Dottore disse forte, una volta uscito.
"Mavese, Colognese, Pavise..."
"Oh Eroe, che pensi?"
"Nulla, a un poeta che ho sentito"
"Eroe è innamorato:Pensa alla poesia.Povero buonuomo.Però che storia con Neta."
"Neta è morta!Morta!"
"Oh Eroe non scaldarti, prendi una pasta va."
Cumuli di rabbie agitavano in quel cuore, anni persi che tremulavano fiochi davanti al bicchiere e che occhieggiavano sornioni e beffardi tra le risa generali.
"Sei felice eroe?dì un po'."chiese Nadìn.
"Non lo so.Mai saputo poco come ora."
"Piera è una bella donna sicuro."
" Si ma non basta.Tre anni ho buttato."
"Per stringere Piera, van bene.Li darei io.Mai avuto una donna degna di nome.Tutti roiti."
"Bella è bella.Ma cosa dice Fonso?Lui cerca di parlarle da anni."
"Si fotte, Fonso.Ora Piera è mia."
"Puoi capire.Quello è dei Terlapini, gente grama.Avrai delle beghe."
"Venga quel perdiballe.Venga.Mai avuto tanta rabbia.Venga. Ne ho alto così per gente come lui."
"Tiri il colpo?"chiese Nuciu.
Forse.Mai stato così.Giovane, dico.E sicuro e coi coglioni."
Nadin e gli altri approvavano ridendo e bevendo a piccoli sorsi, tra le luci che andavano smorazandosi nella sera estiva.
Fu tutto ciò che pensò, insieme al ricordo delle sue labbra e quel bianco tenero sotto le mani, prima di vedere la madre di Bepi entrare nell'osteria , gli occhi di fuori.
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Galeasso Andrea romanzo,
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